Ti parlo di mio Padre

 

 

Nacque nel 1925. Anzi, no. Nacque alla vigilia di Natale del 1924, ma la Madre volle che il Padre lo dichiarasse con l’anno nuovo: “Non si sa mai, una guerra… guadagna un anno…” Beh, lo salvò, sì, dalla guerra. Anche perché, a 14 anni era già telegrafista – l’unico – del paese. E serviva…

A Casa, conservo un vecchio telegrafo morse: a volte mi faceva sentire la musica della “trasmissione” dei telegrammi a punti e tratti… Mantengo segreta la sensazione che provo nel ricordare.

È stato un Galantuomo, mio Padre. Un Uomo Onesto. Uno studioso. Una Penna Fine e Tagliente. Ha scritto per i maggiori quotidiani del tempo. Ha scritto. Tanto, ha scritto. Ha raccontato la Calabria. Quella dei Calabresi. Ha denunciato, anche. Ha svergognato la malaCalabria. Quella dei malavitosi. Dei politici sporchi di fango. Degli amministratori ladri. Dei collusi. Dei corrotti. Dei corruttori. Dei servi proni.

Lui ed io eravamo incollati da un Amore folle. Uguali e contrari, non ci separavamo mai. Nemmeno quando dissentivamo. La mia gioventù ribelle, la capì. La accompagnò. La aggiustò. La nobilitò.

Ed io, Gli consegnai le armi e mi affidai a Lui.

Mi ha lasciato quando avevo da compiere 38 anni. Diventai subito un infante. Diventai subito un vecchio.

Mentre pativa il cancro, mi insegnava la sopportazione e la lotta. L’ironia che si rafforzava e il dispiacere di non “toccare il 2000”. Morì nel 1999, fra le mie braccia. Con mia Madre e me ad accompagnarlo. Con noi, la nostra Famiglia al completo.

A Lui ho giurato che avrei continuato a tenere accesa la fiamma della Sua Onestà. Lo faccio. A tutti i costi.

Infatti…

.. … Infatti, ti Parlo di mio Padre, candidato senza storia che vaghi, sbavando promesse fasulle, per la nostra Terra, in cerca di consenso.

Ti parlo di mio Padre per dissuaderti, se pensi di NON essere così candido come dici. Se, nel silenzio della tua notte, ti riconosci colpevole di tradimento, di corruzione, di malavita, di menzogna e amministrazione fraudolenta.

Ti parlo di mio Padre per farti vergognare. Per farti sentire il fiato della Calabria Onesta sul tuo collo disonesto quanto la tua anima.

Ti parlo di mio Padre, per ricordarti che ESISTE una Calabria che NON VI VUOLE. Esiste una Calabria che non si piegherà mai al vostro strapotere arrogante e assassino.

Ricordati, quando giurerai fedeltà all’Italia, di mio Padre, che rappresenta Tutti quei Padri che, per questa Terra, hanno combattuto contro le ombre. Se ti renderai conto che non sopporti il Suo, il Loro, sguardo fisso su di te, allora lascia il Palazzo. E corri, corri a nettare l’anima con l’acqua del pentimento…

L’Onestà si può! Se vuoi, ti consegno il mio Diario di un anno… Non troverai altro che Onestà! L’Onestà che ho imparato da mio Padre.

Sì, se vuoi, Ti parlo di mio Padre!

Mimmo Spirlì