DEVIANZA E CRIMINALITA’

 

 

Indice

cap 1: La teoria dell'etichettamento

cap 2: La teoria del conflitto

cap 3: La teoria del controllo sociale

cap 4: Teoria dell'apprendimento sociale

cap 5: Teoria razionali

cap 6: Teoria di genere

cap 7: Il futuro delle teorie criminologiche

Conclusioni

 

 

 

CAPITOLO 1 LA TEORIA DELL’ETICHETTAMENTO

alla fine degli anni 50 la società civile prese coscienza della disuguaglianza sociale. Nel campo della giustizia minorile vennero istituiti nuovi programmi che avevano lo scopo dichiarato di evitare che i giovani potessero essere stigmatizzati con l'etichetta di “ delinquenti”. Con il passare del tempo la popolarità della teoria fu accresciuta dal clima sociale. Gli scienziati sociali fecero propri programmi di rendere l'istruzione di qualità accessibile a tutti, di allargare le opportunità, di superare lo spirito ma che derivava dall'essere membro di una minoranza etnica. All'inizio degli anni 70 si verificò per la criminologia una svolta teorica con la teoria dell’etichettamento che si sviluppò a partire dalle teorie precedenti ma ne sfidava le definizioni della devianza, in quanto nel passato era posta troppa attenzione alla devianza individuale, trascurando i vari modi in cui la società reagisce ad essa. Tale teoria poneva l'interesse verso l'attività delle agenzie preposte al controllo del crimine e verso la genesi e l'applicazione delle norme. Tale teoria rese consapevole la criminologia sia che il suo oggetto ossia il crimine era relativo, cioè dipendeva dalle definizioni normative, sia che fino ad allora la criminalità era stata esaminata utilizzando i valori delle classi medie (il concetto e il significato di crimine va ridefinito nel contesto spazio temporale). Alcuni criminologi hanno però messi in discussione la natura teorica dell'approccio considerandola non una teoria ma piuttosto una prospettiva tesa a sensibilizzare. È importante ricordare tale teoria per l'influenza esercitata sulla criminologia e sullo studio della devianza. Essa infatti prevedeva un approccio alla devianza diverso da quello delle teorie precedenti BECKER affermò che l'esistenza della devianza dipende dal punto di vista di chi osserva, poiché i membri dei vari gruppi hanno concezioni differenti di ciò che è giusto e conforme, che varia a seconda delle situazioni. Perché esista devianza dunque necessario che vi sia una reazione all'atto commesso. Se la lince e rispetti valori del gruppo che scopre le “l'atto commesso” allora l'autore sarà un “criminale”. Due sono i concetti principali: il primo è quello di reazione sociale che affronta il problema delle differenti reazioni alla devianza; il secondo è quello della devianza secondaria cioè il problema del significato di un'etichetta e dell'effetto che essa comporta sulla persona che viene etichettata. La dignità è infatti basata sulle etichette che possono essere negative e positive. Oltre alla reazione sociale bisogna tener conto di quelle individuale, ossia dell'impatto dell'etichetta sull'immagine di sé, in quanto ognuno a una  propria soglia di vulnerabilità e sensibilità alle reazioni altrui. La persona etichettata può arrivare ad accettare quell'immagine come un'identità reale e può produrre ulteriore devianza. La teoria dell’etichettamento ha avuto effetti significativi sulla criminologia come averla spinta a mettere in discussione i valori delle classi medie usati per descrivere la devianza e la criminalità. I ricercatori intrapresero un'analisi critica delle agenzie del controllo e della maniera da loro usata nel trattare gli individui. I soggetti della reazione sociale (individui, gruppi, agenzie di controllo…) tendono a tenere sotto osservazione le persone identificate come devianti per questa ragione tassi di criminalità più elevati vengono riscontrati a individui appartenenti a settori sociali più deboli.

 Un altro gruppo di politiche che si incentra sulla diversion discende direttamente dalle tesi (sostenute dall’etchettamento)che le etichette causano problemi futuri quindi bisogna evitarle il più possibile. Se minori vengono stigmatizzati dalla giustizia minorile mediante procedimenti penali, la soluzione ovvia è quella di evitare ogni tipo di azione giudiziaria nei loro confronti, in altre parole allontanarli da questo sistema. I minori in che altrimenti sarebbero stati trattati all'interno del sistema giudiziario, vennero sottoposti a programmi di recupero esterni al sistema. Lo scopo era quello di evitare precedenti penali, etichette stigmatizzanti. Se tale politica avesse funzionato avrebbe ridotto il numero di reati futuri è la futura criminalità adulta. Sfortunatamente molti dati empirici indicano che essa non ha ridotto l'etichettamento e che anzi ha accresciuto il numero di minori entrati nel circuito di controllo. Tale programma ha anzi avuto l'effetto di estendere la rete del controllo sui comportamenti giovanili indesiderati prendendolo funzionare al sistema, malgrado i buoni propositi ispiratori del programma. L'equità processuale è un altro prodotto della teoria dell'etichettamento poiché sosteneva che le diverse caratteristiche individuali potessero dar luogo a reazioni diverse, che potevano riversarsi in un diverso trattamento nel corso del processo quindi anche minori doveva essere garantito lo stesso tipo di regole esistenti nel sistema giudiziario. La depenalizzazione non era auspicata solo per i minori anche se spesso si battevano per evitare la pena per comportamenti illeciti riconducibili allo status di minore età come fuggire da casa, vagabondare, avere rapporti sessuali… sottraendoli al sistema giudiziario e affidati al servizi sociali. Per alcuni criminologi si sarebbe dovuto escludere dall'ambito del sistema penale i reati senza vittime ed alcuni vennero difatti cancellati. L'etichettamento a ispirato anche le politiche di deistituzionalizzazione con la dichiarazione di chi in umanità della reclusione prolungata dei malati di mente alla fine degli anni 70. Tutti coloro che operavano nel sistema penale, in particolare nell'ambito minorile, si preoccuparono delle conseguenze dell'etichetta mento ritenendo necessario intraprendere misure di de-etichettamento consistente né la sostituzione dell'etichetta negativa con una positiva al momento della cessazione della pena.

 

CAPITOLO 2 LA TEORIA DEL CONFLITTO

Le teorie criminologiche del conflitto sorsero nello stesso periodo di quelle dell’ etichettamento ed entrambe vertono sulla natura politica della nozione di reato e studiano la genesi dell'applicazione delle norme penali. Tale teoria si basa sull'assunto fondamentale che è la conflittualità più che il consenso a caratterizzare la società. Il vero problema da studiare quindi è quello dell'uso del potere per creare e mantenere l'immagine del consenso. Tale teoria nasce in un periodo in cui l'America vive il disincanto rispetto alle questioni sociali e i giovani mettono in discussione i valori delle classi medie. La prospettiva conflittuale nella sua versione conservatrice e in quella radicale, ha modificato negli ultimi 20 anni la natura delle teorie criminologi che. Attualmente molti criminologi riconoscono la presenza del conflitto nella società. Sebbene sia difficile individuare delle caratteristiche generali nelle varie teorie del conflitto a causa della loro diversità (conservatrice, radicale , criminologia marxista…) , esse tuttavia presentano alcuni elementi in comune partendo dal considerare il conflitto come una caratteristica naturale della società. Il secondo punto comune viene dato per scontato che le risorse sono scarse e che loro possesso conferisce potere sugli altri e la competizione per il possesso delle risorse è sempre presente nelle società umane. Infine nel corso della competizione e dell'uso del potere la legge della sua applicazione diventano mezzi per guadagnarsi e mantenere una posizione nella scala sociale. (I teorici marxisti ritengono che la società capitalistica moderna crei le condizioni dell'esistenza del crimine.) Una volta che un gruppo raggiunto il dominio su un altro, cercherà di utilizzare a suo beneficio i meccanismi sociali a disposizione in modo da assicurarsi la persistenza della sua posizione dominante. La legge dunque che un meccanismo sociale fornirà ai gruppi al potere un potente strumento di controllo sulle classe subalterne. Le leggi vengono formulate in modo da esprimere valori e gli interessi del gruppo dominante nonché per inibire i comportamenti espressi dagli altri gruppi sociali.

Alcuni risultati empirici raggiunti hanno trovato riscontro alle ipotesi di discriminazioni in base alla classe, genere e razza, mentre altre hanno raggiunto risultati discutibili. Comunque la teoria del conflitto ha contribuito all'attuale teoria della trascendenza delle idee dominanti sul controllo sociale e malgrado abbiano avuto un'influenza marginale sul piano delle politiche esse hanno contribuito a suscitare un maggiore interesse verso il sistema penale per giungere a una ridefinizione del concetto di criminalità che includa i reati dei colletti bianchi. Il criminologi radicali propongono di eliminare il razzismo il maschilismo dal sistema penale e da tutti alla società, di accrescere le opportunità di lavoro e di migliorare la formazione di vasti settori della popolazione, nonché di ridurre le disuguaglianze e la stratificazione sociale.

 

CAPITOLO 3 LA TEORIA DEL CONTROLLO SOCIALE

Le teorie del controllo sociale attribuiscono le cause della criminalità e della delinquenza a variabili di tipo sociologico come la struttura familiare, l'istruzione, il gruppo dei pari. La domanda per loro fondamentale era: perché le persone rispettano le regole? spiegando i fattori che impediscono agli individui di diventare criminali o delinquenti. Le teorie del controllo sociale ritengono che il processo di socializzazione è la forma di controllo più importante che si possa esercitare è infatti mediante questo processo che viene insegnato il modo giusto di fare le cose: regole, norme sia informalmente, come nel caso della famiglia, sia formalmente come nella scuola. Viene dunque riconosciuta una funzione sociale all'educazione primaria che riceviamo e che è finalizzata alla socializzazione.

TEORIA GENERALE DELLA CRIMINALITA’ DI GOTTFEREDSON E HIRSCHI. Gli esseri umani non sono per natura egoisti e per limitare questo e infondere autocontrollo è necessaria l'educazione. I bambini che non hanno ricevuto un'educazione adeguata palesano bassi livelli di autocontrollo che calzano manifestazioni frequenti di comportamenti tesi al raggiungimento del piacere a breve termine. Quindi l'aumento del autocontrollo porta livelli più bassi di criminalità e di comportamenti devianti. Le teorie del controllo sociale si sforzano di spiegare il comportamento e spiegano che il problema della criminalità va affrontato rafforzando l'influenza della famiglia, delle istituzioni formative, della religione e dei pari rispettosi della legge. L'approccio del controllo sociale analizza il processo di indebolimento dei legami sociali.

La teoria del controllo sociale si basa sulla concezione della natura umana che assume la devianza come dato naturale. La conformità e dunque l'unico problema degno di essere spiegato riconoscendo l'esistenza di un ordine morale e di un insieme di convenzioni all'interno della società, teoria del controllo sociale riscontra l'esistenza di istituzioni sociali che comunemente rafforzano questi legami. Quando le istituzioni subiscono un indebolimento si indeboliscono anche i legami esistenti tra gli individui dell'ordine sociale ed  è ciò causa il verificarsi della devianza.

Le teorie del controllo suggeriscono di mettere in atto politiche ispirate dal buon senso per controllare la criminalità alla delinquenza ciononostante pochissimi politiche e programmi sono scaturiti espressamente dai concetti di controllo sociale.

 

CAPITOLO 4 TEORIA DELL’APPRENDIMENTO SOCIALE

La teoria dell'apprendimento sociale deriva dall'incrocio tra la teoria dell'associazione differenziale che è la teoria dell'apprendimento di derivazione psicologica. L'attuale versione di JEFFERY minimizza gli aspetti sociali dell'apprendimento, ma aggiunge un elemento in più: quello di sazietà e di privazione. Uno stimolo infatti sarà più o meno incentivante a seconda della condizione in cui versa un individuo in un dato momento. Esso integra il suo pensiero con la sociobiologia affermando che la qualità incentivante in tutti comportamenti ha origine nel cervello. Jeffery propone un approccio interdisciplinare tra: genetica, e funzioni cerebrali e la teoria dell'apprendimento. Gli elementi integrati all'interno di un sistema globale produce il comportamento criminale inoltre ritiene che lo studio della criminalità non può essere intrapreso senza una comprensione e la conoscenza della legislazione penale. La teoria di AKERS considera l'ambiente sociale come la fonte più importante di rinforzi. Questo approccio vede come cruciale il ruolo delle definizioni del comportamento ossia delle componenti morali dell'interazione sociale , in grado di indicare cosa è giusto e cosa non lo è. Tali comportamenti una volta presi in chi suggeriscono le conseguenze di un determinato comportamento. Il comportamento deviante viene appreso secondo il principio dell'apprendimento operante.

entrambi gli autori comunque spiegano il comportamento deviante mettendo in rilievo gli stimoli rinforzati e quelli discriminanti. Un comportamento deviante o meno, persiste se viene rinforzato dall'ambiente sociale. Il problema principale quindi per i criminologi è quello di stabilire da dove hanno origine questi rinforzi che nella versione di JEFFERY suggerisce che i meccanismi di rinforzo derivino dal centro del piacere e del dolore situato nel cervello mentre perAKERS l'origine di tali rinforzi nei confronti dei comportamenti devianti sta nella razionalizzazione comuni, nonché nei vari gruppi e subcultura esistente all'interno della società.

il comportamento umano comunque tende a ricercare secondo questa teoria il piacere e ad evitare il dolore. I due concetti centrali relativi all'apprendimento del comportamento sono il rinforzo che accresce la frequenza di un comportamento e la punizione che la riduce. Il comportamento criminale si apprende attraverso rinforzi sia materiali che sociali come nel caso degli altri tipi di comportamento. I rinforzi sociali servono sia stabilire valori (le definizioni) che definiscono un comportamento come buono cattivo. Anche l'ambiente sociale fornisce diversi tipi di comportamento da imitare. Le definizioni sociali indicano se un comportamento verrà rinforzato meno. Le definizioni aiutano ad attendere il comportamento criminale in quanto lasciano presagire una ricompensa altrimenti fungono da razionalizzazioni per evitare di essere puniti in seguito ad un comportamento criminale. Dunque il comportamento criminale del comportamento che è rinforzato in maniera differenziale attraverso le definizioni sociali e le ricompense materiali nell'ambiente e subcultura al individuale. Quindi quando gli individui soffrono di deprivazione possono persistere nel mantenere una condotta criminale per via di rinforzi che questa fornisce.

Sebbene le politiche criminali non siano state ispirate direttamente dalle teorie dell'apprendimento sociale vi sono diversi esempi di progetti di modificazione del comportamento condotti su detenuti delinquenti. In tali programmi si stabilivano ricompense per i detenuti che si comportavano correttamente e punizioni per quelli che perseguono una condotta scorretta. Tuttavia, una volta che si allontanano dall'ambiente controllato, il comportamento appreso tende a scomparire bisognava dunque risolvere il problema di come far persistere certi tipi di condotte ha presi anche nell'ambiente esterno. Un'altra applicazione politica delle teorie dell'apprendimento sociale concerne il design ambientale in quanto se un comportamento avrà poche probabilità di essere ricompensato si estinguerà (es. costruzione di negozi strutturati in modo da rendere più difficile la realizzazione di un crimine ridurrà la possibilità di ricompensa, aumentando la possibilità di essere arrestati). Altre politiche comprendono l'insegnamento delle definizioni conformi nelle scuole, il sostegno alla divulgazione dei valori religiosi e di quegli insiti nel rispetto della legge. Un'altra idea fondamentale è quello di trasmettere, mediante l'istruzione, l'importanza del comportamento conforme rispetto alle opportunità future. Senza il processo di apprendimento e di socializzazione degli adolescenti assumono forme di comportamento e edoniste e basta a te sulle ricompensa a breve termine è dunque importante insegnare le implicazioni che questi comportamenti hanno a lungo termine, in modo da indurre i giovani a considerare gli effetti della loro condotta.

 

CAPITOLO 5 TEORIE RAZIONALI

un intero gruppo di teorie contemporanee rientra nella definizione di teorie razionali: teorie degli stili di vita o delle attività di routine. Il periodo che va dalla fine degli anni 70 a tutti gli anni 80 è caratterizzato da un'egemonia politica, culturale ed economica di stampo conservatore. I politici hanno introdotto misure di stampo conservatore, aumentando lo stanziamento di fondi destinati alla difesa, ha rimosso le limitazioni nei confronti delle iniziative private, e cercato di alleggerire il programmi di Welfare. Per la giustizia penale e la criminalità questo è stato un periodo di politiche punitive. Fu dichiarata guerra all'uso degli stupefacenti, un problema la cui risoluzione andava delegata alla giustizia penale. Possiamo definire degli anni 80 con un periodo in cui la società americana si è caratterizzata per un orientamento punitivo e per una relativa intolleranza, era stata decretata la morte della riabilitazione. L'enfasi venne posta sulla responsabilità individuale, la teoria formulata da Matza introduceva alla volontà come elemento predisponente per la decisione di commettere atti devianti. Andava individuato ciò che stava alla base delle decisioni di commettere reato. Due sono le teorie, dell'attività di routine e degli stili di vita le strutture sociali e le istituzioni determinano le condizioni di vita degli individui all'interno della spesa. Le condizioni di vita costituiscono il principale elemento determinante della interazioni sociali in cui ognuno impiegato. Le integrazioni alle attività sociali creano stili di vita generalizzati, o attività di routine, per i vari gruppi sociali. Gli stili di vita rappresenta un elemento cruciale nell'esporre le persone a rischio di vittimizzazione. I mutamenti sociali producono mutamenti degli stili di vita, che modificano di conseguenza il rischio di vittimizzazione. Gli individui hanno la possibilità di modificare il loro rischio di vittimizzazione mediante decisioni deliberate di evitare certi quartieri o svolgere certe attività. Gli individui che scelgono di stili di vita ad alto rischio accrescono anche il rischio.

La decisione di compiere un reato dipende da calcoli razionali tra costi e benefici e spiega la motivazione dell'aggressore a compiere l'atto criminale come un tentativo di soddisfare bisogni ordinari. La razionalità è il processo decisionale con cui si stabiliscono le opportunità per soddisfare tali bisogni, i potenziali costi dell'azione, e benefici previsti. Le esigenze di un reato variano e puntano l'attenzione sulla prevenzione dei singoli tipi di reato, piuttosto che su un approccio generale di prevenzione del crimine. Ciascuna forma di reato offre qualità strutturante delle scelte diverse in cui una combinazione di disponibilità e desiderabilità può attivare determinati individui in determinati momenti. La prevenzione del crimine si fonda sulla riduzione delle opportunità e della desiderabilità di reati specifici. Le teorie razionali sono attualmente molto in voga. Uno dei vantaggi principali di cui godono le teorie razionali è quello di dare ispirazione diretta alle politiche. In primo luogo ritenuti pienamente responsabili delle loro azioni non te in grado di decidere deliberatamente di commettere un crimine, legittimando la loro punizione. In secondo luogo mettono in risalto le vittime. I programmi di assistenza alle vittime preparate ad affrontare processo penale inoltre, responsabilizzano le vittime potenziali a individuare le situazioni a rischio e a prendere misure preventive per non diventare un massacro. In terzo luogo, i concetti di guardiano capace e bersaglio designato fanno emergere anche l'importanza di misure relative al territorio, come l'intensificazione della sorveglianza nei quartieri.

 

CAPITOLO 6 TEORIE DI GENERE

Le teorie di genere comprendono uno variegato gruppo di prospettive che specificano il genere come una variabile critica per comprendere la criminalità. La prospettiva basata in larga misura sulla visione della società patriarcale che è sicuro potere agli uomini. In poche parole gli uomini sono dominanti e le donne sono subordinate. La sensibilizzazione c'è una prospettiva distintamente femminista. La premessa è che da un'analisi e una valutazione filtrante verso prospettive femminili, potrà emergere una visione diversa del conflitto personale, del crimine e della sua prevenzione. negli anni 60 e 70 il movimento per i diritti civili non solo sensibili sono parte dell'opinione pubblica sulle pratiche discriminatorie di cui erano vittime le minoranze, ma cominciò anche a diffondere la consapevolezza dell'ingiustizia del trattamento riservato alle donne. Le pari opportunità fu il movimento per la liberazione della donna e fu strumentale nel portare alla superficie delle questioni femminili. Sulla scia del fermento sociale, le teorie basate su conflitto divennero popolari nei circoli accademici. Le questioni femminili divennero parte del paesaggio accademico. Su questa base, il trattamento dei problemi di genere ricevette un forte impulso e la ricerca femminista entrò da allora in quasi tutte le discipline accademiche autenticamente interdisciplinare. Da più parti si sottolinea che le donne costituiscono una popolazione dimenticata dalla criminologia dalla giustizia penale anche quando le teorie della criminalità e dell'avere in questa includono le donne, e si spiegano il loro comportamento in maniera semplicistica. Individui di sesso femminile, in generale, commettono meno reati, ciononostante la variabile genere è una delle meno esplorate di tutto criminologia. Le prospettive di genere svolgono le funzioni: la prima critica ai tradizionali approcci criminologi endocentrici la seconda permette di sviluppare interazioni della devianza che tengono conto della variabile genere, e di discutere la natura della criminalità femminile, la doppia funzione delle teorie di genere.

Il paternalismo. Le reazioni di potere patriarcali risultano centrale per la comprensione del modo in cui definiamo scegliamo la criminalità. Le radici del potere patriarcale sono così profondamente radicate nel nostro sistema sociale da spiegare perché le donne hanno più possibilità degli uomini di essere utilizzate a casa, da parenti o amici, che fuori da parte di sconosciuti. Una società paternalistica è organizzata intorno all'indipendenza per gli uomini e alla dipendenza per le donne. Il paternalismo era la ragione principale per cui le minorenni venivano detenuti più frequentemente per staus offens. Con status offens (reati statutari) si intendono i comportamenti rientrano nella sfera della devianza minorile (assenteismo scolastico, promiscuità sessuale), in contrapposizione alla delinquency dei comportamenti perseguibili dalla legge.

La cavalleria è una maniera di praticare il paternalismo. Ogni fase in cui sia possibile esercitare una qualche forma di discrezionalità, dall’arresto alla condanna, le donne potrebbero beneficiare del fatto che gli uomini <<non trattano male le signore>>, godendo di un trattamento favorevole. L’esistenza di fatto della cavalleria all’interno del sistema penale è stata riscontrata, anche se essa viene applicata in maniere più complesse di quelle che immaginiamo. I giudici riservano un maggiore riguardo verso le donne al momento di pronunciare la condanna. L’esistenza di pregiudizi del genere nei procedimenti minorili.

Il maschilismo indica tutti gli atteggiamenti e le pratiche che hanno l’effetto di produrre diseguaglianza tra i sessi. Il maschilismo crea problemi quando ci si occupa di bambini nati  illegittimi. La maggior parte degli studi sul sistema giudiziario minorile mostra lo zelo dei tribunali, in particolare rispetto a comportamenti devianti di tipo sessuale commessi dalle ragazze. Ovviamente, le corti minorili adottavano un doppio standard di comportamento.

Le teorie contemporanee della criminalità femminile spiegano la criminalità femminile.

Liberazione e opportunità sostengono che con il divario esistente tra uomo e donna, i comportamenti tra i sessi, legittimi e illegittimi, tenderanno a rassomigliarsi. ADLER che man mano che la donna occupa posizioni più salde all’interno della  società e svolge ruoli tradizionalmente maschili, subirà un processo di maschilizzazione del proprio comportamento. Il risultato di questa trasformazione sarà che le donne commetteranno un numero crescente di crimini tradizionalmente appannaggio dei maschi, come reati violenti o reati dei colletti bianchi. Le ricerche devono ancora fornire un sostegno empirico sufficiente alle tesi. La criminalità femminile che era stata forgiata dalle strutture sociali, occupazionali familiari nella vita delle donne. Di conseguenza, i mutamenti dei ruoli tradizionalmente occupate Dalle donne lasciano ipotizzare che col passar del tempo, le donne saranno coinvolte maggiormente reati legati al lavoro. Sembra che le opportunità per le donne delle classi inferiori tradizionalmente coinvolti in attività criminali siano aumentate in modo irrilevante.

La marginalizzazione economica è in opposizione alla teoria dell'opportunità, ritengono che l'assenza di opportunità realmente significative per le donne che conduce all'aumento della criminalità. Altre prove della marginalizzazione economica possono essere riscontrate nel fatto che reati femminili consistono soprattutto in crimini minori con proprietà, una risposta razionale alla povertà e all'insicurezza economica delle classi medie.

Teorie della criminalità basato sul genere. Le teorie basate sul genere usano questa variante per spiegare i comportamenti criminali siete maschi delle donne. Una teoria del controllo del potere di HAGAN è che il genere è la sua componente fondamentale. Le relazioni di potere nella famiglia riflettono il lavoro, le relazioni che vengono prese nel mondo del lavoro, i processi attraverso i quali viene stabilita l’autorità e il dominio sugli altri, vengono riprodotti in famiglia. Alloo stesso modo, poiché le relazioni di lavoro differiscono a seconda dello genere, maschi e femmine sperimentano ruoli, aspettative e valori diversi. La combinazione dell'esperienza di genere e di classe crea relazioni familiari strutturate, che aiutano a spiegare la distribuzione sociale della delinquenza. La riproduzione sociale delle regioni di genere sono coinvolte nel mantenimento e nel rinnovamento dei ruoli di cenere, sia all'interno della famiglia che altrove. Includono il compito dei genitori di accudire, proteggere e socializzare i bambini ai ruoli che svolgeranno da adulti. La struttura di classe della famiglia modella la riproduzione sociale delle relazioni di genere, e a sua volta la distribuzione sociale delinquenza. La criminalità ha a che fare un'attività che sono potenzialmente divertenti, eccitanti piacevoli, è stratificato secondo il genere, in modo da facilitarne l'accesso dei maschi. Di conseguenza, le donne hanno minori possibilità di accedere a quell'attività associate al crimine. Gli uomini sono meno controllati e dominati delle donne. Questo controllo si riproduce nella famiglia, e viene perseguito attraverso le relazioni parentali e il dominio. Una forma di controllo esercitato sui minori influenzano loro predisposizione al rischio. La teoria del controllo di potere quindi prevede che la struttura familiare è patriarcale, più ampio è il divario di genere tra figli e figlie nel comportamento criminale.

Il crimine non sono strutturata vede sesso, razza e classe come create della struttura sociale. Una struttura sociale definisce le modalità in cui il sesso, razza classe vengono percepiti e socialmente costruiti. Una volta create queste percezioni, il problema successivo è il modo in cui l'agente in quel ruoli agisce e interagisce secondo loro categoria definita.

L'agenda femminista. negli ultimi vent'anni, è fiorita una vasta produzione scientifica sulla visione femminista della criminalità e della criminologia. Dapprima teorie femministe all'interno della criminologia verteva sulla discriminazione di genere e sulla liberazione delle donne. Il principio base è che le donne hanno diritto al trattamento paritario all'interno del sistema penale. Le leggi che avevano una connotazione di genere furono messi in discussione. Le femministe reclamarono parte del potere pubblico le donne. Le politiche del lavoro subirono dei mutamenti in base all'idea che una maggiore integrazione delle donne nel mondo del lavoro avrebbe comportato un'amministrazione più equa della giustizia e una diminuzione delle discriminazioni.

Il femminismo radicale è il prodotto di due elementi: l'emergente criminologia radicale e la critica al femminismo liberal. Il femminismo radicale, piuttosto che prestare attenzione ai ruoli, preferisce occuparsi dei modi in cui sistema economico capitalista favorisce la criminalità attraverso la creazione di una società maschilista è patriarcale, che si considera le donne oggetti su cui gli uomini hanno diritto di dominio. Leggi sensibili al tema del genere, tuttavia per un reale cambiamento sono molto più importanti sia la capacità delle donne di esercitare il controllo sul proprio corpo, sia la ristrutturazione delle relazioni familiari in modo da eliminare il dominio maschile. Anche le radicali vogliono eliminare la distinzione tra pubblico e privato nella divisione dei ruoli, le radicali non ritengono che la liberazione delle donne provochi l'aumento dei tassi di criminalità femminile. La liberazione delle donne vorrebbero portare a ridurre le percentuali di criminalità femminile, e persino ad accelerare il calo della violenza maschile ai danni delle donne. Le femministe marxiste considerano il sistema capitalista come un sistema di sfruttamento dei gruppi subalterni per la produzione di capitale e porre in rilievo la divisione sessuale del lavoro. Le origini della criminalità femminile sono di conseguenza due: la minaccia alla distribuzione della proprietà nella divisione sessuale del lavoro. Un altro interesse primario della teoria è costituito dallo status delle donne all'interno della forza lavoro. La rabbia è la frustrazione causata da questa posizione sono altre cause della criminalità. La vera ragione del persistere della criminalità femminile è legata alle differenze di classe all'interno il sistema economico. Questo elemento più di altre caratteristiche sociali, fisiche e psicologiche, produce la criminalità femminile. L'obiettivo del movimento femminista è superare le differenze di opportunità, questa prospettiva unifica principi marxisti radicali e identifica nell'oppressione delle donne e il sintomo del sistema capitalista patriarcale. La distribuzione sociale della criminalità deriva sia dalla relazione con la sfera della produzione che con l'ambito riproduttivo, cioè la famiglia. Una società capitalista verticale che all'interno della società gruppi che hanno posizioni opportunità diverse. I crimini di resistenza ai crimini di adattamento. Le teorie di genere possono essere classificate tra le teorie strutturali, in quanto tentano di spiegare le differenze esistenti all'interno dei tassi di criminalità femminile, nonché comparare questi ultimi con quelli dei maschi. La maggior parte dei mutamenti che le teorie di genere vorrebbero introdurre nelle politiche di controllo della criminalità non riguarda direttamente i comportamenti degli atti criminali. Sono quindi d'attuare politiche tese a impostare le relazioni di genere in modo paritario, cioè bisogna aumentare la presenza delle donne nelle diverse sfere di vita, in particolare quelle pubbliche. Le femministe chiedono maggiori opportunità nel campo dell'istruzione, una modifica delle strutture economiche, una presa in carico sociale dell'allevamento dei figli, l'eliminazione o la modifica delle leggi matrimoniali, un rilievo di primo piano per le relazioni di genere. Si aspettano che si riducano i comportamenti aggressivi e si rinforzi l'autostima. Dovrebbero così venir meno la devianza femminile, i reati sessuali e la violenza dei maschi. Richiede misure politiche rivolte alla famiglia e alla socializzazione dei bambini, impostate egualitaria mente. Le teorie di genere oltre ai programmi a sostegno dei bambini, propongono di sensibilizzare maschi e femmine sul ruolo di essi ricoprono all'interno della società. E sono esempi di politica di genere: le case delle donne e la lotta contro le molestie sessuali.

 

CAPITOLO 7 IL FUTURO DELLE TEORIE CRIMINOLOGICHE

spesso, sia gli studenti che i criminologi vedono le teorie come se fossero separate tra loro. Finché continueranno a considerarle separate, la criminologia registrerà pochi passi avanti. Tuttavia un certo conservatorismo politico ed economico caratterizza tutte le teorie correnti, e va guardata con attenzione una nuova disciplina che ha per oggetto la giustizia penale. Sin dall'inizio degli anni 70 la società si è mossa, per quanto riguarda gli Stati Uniti, in una direzione decisamente conservatrice. Sono emersi sempre più gruppi politici religiosi che sostenevano di parlare in nome della maggioranza silenziosa, cioè di un bel numero di cittadini fortemente religiosi conservatori. Si è assistito a uno spostamento verso il fondamentalismo religioso, che si è tradotto anche in posizioni politiche. Un impulso ulteriore è la crisi economica negli anni 80. Sotto l'amministrazione Clinton che allinea l'amministrazione nettamente nel campo dei miei sostenitori di legge e ordine. Le conseguenze più importanti, in criminologia, riguardano soprattutto il modo in cui vengono visti i criminali. Le rappresentazioni dei soggetti devianti come esseri razionali, come tali scelgono di commettere un reato, e non possono quindi essere sottoposti a costosi programmi di riabilitazione. Altri tipi di soluzioni sono necessari. Deterrenza, sulla giusta pena e sulle teorie razionali. AGNEW le teorie strutturali nell'analisi della disgregazione sociale nel quadro economico dei nuovi studi di vittimologia. Inoltre, sia alle nuove teorie di genere che le versioni recenti nell'approccio conflittuale si stanno dimostrando più vitali di anni fa. Le teorie procedurali e le teorie della scelta razionale saranno ancora dominanti. La teoria terminologica tenderà ancora per molto tempo a spiegare i diversi processi per cui un individuo diventa criminale. La loro spiegazione, dall'accento conservatore passerà per la riaffermazione dei valori e le istituzioni tradizionali: la scuola, la famiglia, amici e il lavoro. Una direzione più diffusa tra le famiglie e sul modo in cui i figli vengono allevati. Le teorie del controllo sociale, e gli approcci che le integrano, godono ancora di una certa notorietà. Una nuova branca della scienza sociale, imperniata esclusivamente sul concetto di reato il suo sistema penale, la criminal justice sorse in un periodo di intensa attività federale del controllo della criminalità. La necessità di rendere più professionale e personale impiegato nel sistema giudiziario. L'agenzia federale creata in seguito al lavoro della commissione, non soltanto socio dei fondi per elevare il livello professionale dei vari dipartimenti, ma finanziò anche dei corsi universitari. Tuttavia, tutto questo non fu esente da problemi. Il lavoro teorico fu subordinato ai temi di ricerca oggetto di finanziamento federale e all'impostazione politica del dipartimento di giustizia penale. Gli anni 70 rappresentano l'unico periodo in cui non è stata formulata nessuna teoria di una certa rilevanza. Nello stesso periodo si diffuse nella ricerca terminologica l'uso del computer, che facilitò lo sviluppo di analisi dei dati statistici. La formazione dei criminologi arrivò a comprendere più corsi statistici che teorici. Di per sé questo fatto non è negativo, si rischia di avere una visione limitata dei fenomeni. L'utilizzo dei numeri prende il sopravvento sulla qualità delle informazioni. Utilizzarono dati inadeguate dal conto della complessità della vita, specialmente quando si trattava della devianza. Le difficoltà sorsero quando la metodologia quantitativa divenne criterio guida per la costruzione della teoria. Molti concetti teorici non sono direttamente misurabili (struttura sociale, valori, norme) le teorie strutturali non vengono presi in considerazione, tuttavia l'aspetto positivo di tutto questo sta nel fatto che negli ultimi vent'anni le teorie sono state fortemente sottoposte a verifiche empiriche. BRAITHWAITE sostiene che la criminologia ha perso in popolarità perché ritenuto poco euristica. Le ragioni principali di tale carenza di risultato sarebbero: 1) la difficoltà di definire criminalità;2) la convinzione che le differenze individuali tra i crimini siano tanto grande da rendere la formulazione di teorie generali della criminalità impossibile. BRAITHWAITE sostiene che in realtà esistono delle caratteristiche universali a cui la criminalità i crimini possono essere ricondotti per una spiegazione generale. Una teoria generale non deve spiegare tutte le differenze tra tutti i casi, ma soltanto alcune delle differenze, non escludono possibilità di alcuni di loro siano presenti costantemente. BRAITHWAITE scorge anche all'interno della criminologia contemporanea elementi di distruttività. Negli anni 80 i criminologi cominciarono esplorare nuove vie di elaborazione teorica. Potrebbe essere un buon punto di partenza integrare alcune di queste teorie. Teorie integrative del controllo sociale e quella dell'apprendimento sociale cercarono di costruire un approccio che derivava dalle teorie. Altri tentarono di integrare quest'ultimo teorie con elementi di origine biologica, l'approccio del conflitto con quello della subcultura. Il compito della criminologia consiste nel determinare i modi di integrare queste teorie in una totalità coerente. Non tutti però sono favorevoli all'integrazioni, e alcuni hanno affermato che il processo integrativo destinato fallimento. Come i criminologi hanno cercato di integrare le teorie raggruppandole in modo sequenziale, lineare o in uno modello fianco a fianco. Sette esempi di teorie integrative.

·       Teorie integrata del comportamento delinquente strutturato. ELLIOT, AGETON e CANTER hanno creato modello di teorie integrata fianco a fianco. Per spiegare diversi tipi di attività criminali, dotto modi di teorie del controllo sociale, dell'attenzione dell'apprendimento sociale. Ciò che gli autori sostengono che il processo di socializzazione infantile è cruciale per ognuno di questi elementi. Quando un bambino cresce si espone e varie esperienze all'influenza delle istituzioni sociali: l'esperienza possono essere positiva o negativa in questo caso i legami con la società conforme si allentano, cioè l'attenzione del duce la forza dei legami del controllo sociale. Maggiore è l'esposizione gruppi delinquenti, più si indeboliscono i legami sociali, incentivando la delinquenza è creando alte probabilità di commettere atti criminali. Una buona socializzazione durante l'infanzia può essere annullata da esperienze ed associazioni negative. Il vantaggio del modello integrato consiste nel potenziare il potere di predizione di ognuna delle teorie individuali.

·       Subcultura degli adolescenti. Un buon esempio di teorie pienamente integrata e compressa è quello prodotto da HERMAN e JULIA SCHWENDIGER 1985. E’ il solo approccio alla delinquenza che uscì sconfitto come principale concetto di integrazione. Soltanto la teoria del controllo sociale può cimentarsi positivamente con le spiegazione di questo fenomeno, ma presuppone che delinquenti siano socializzanti insufficientemente, affermano che nella loro ricerca dimostra che i delinquenti delle classi medie risultano invece sufficientemente socializzanti e che la ritengono la criminologia attraverso una crisi dovuta all'incapacità di spiegare alla delinquenza.

I mezzi di produzione all'interno di una società determina i divi di relazione tra i gruppi sociali. Può negli interessi sociali in secondo piano rispetto con individuali, portando così all'indifferenza. Ciò significa che nella società capitalista gli adolescenti imparano ad anteporre i loro bisogni al di sopra di quelli degli altri. Questo serve a liberarli dalle ansie e sei problemi medici posti dalle vittime potenziali.

·       vergogna. Una teoria integrando relativamente nuova, basata su un modello veramente integrativo, è stata sviluppata da braihwaite, che ha per l’appunto integrato di teorie dell'opportunità, succo culturale, del controllo, dell'apprendimento e dell’etichettamento per produrre una teoria basata sulla vergogna differenziale. Ne esistono sconciamente due: di sbrigativa e integrativa. La prima non riesce a ricongiungere un trasgressore svergognato alla sua comunità o al sottogruppo; il secondo tipo restituisce il colpevole suo gruppo con gesti conciliatori, separa le negatività dal lato della questione tra il criminale.

·       Ecologia emotiva. È focalizzata sulla diversità delle strategie comportamentali derivate dalle interazioni sociali e personali. I fattori che contribuiscono alla criminalità sono socioculturali, costituzionali, evolutivi, ambientali, situazionari e psicologici. Se questa prospettiva diverrà popolare, creerà chiaramente un nuovo paradigma con cui osservare la realtà.

·       Teoria del corso di vita. Pertanto, essi concludono che il cambiamento del tempo è una componente verifica nelle spiegazione del crimine: esperienza criminale dinamica. Tuttavia, anche un controllo sociale informale sembra avere un effetto sulla probabilità delle esperienze criminali. Varie forme di legami sociali cambiano la traiettoria esistenziale del crimine e hanno effetti diversi in momenti diversi della vita. un approccio dinamico agli eventi.

·       crimine e contesto sociale. Un contesto sociale contraddistinto da un basso livello socioeconomico, da modalità della popolazione, da eterogeneità etnica e disgregazione familiare facilita sia le motivazioni dell'aggressore si è le opportunità del crimine. Questi fattori influenzano relativamente legami di giovani con le istituzioni convenzionali di controllo sociale, i livelli di vicinanza della comunità e la capacità di esprimere e raggiungere obiettivi comuni.

·       Teoria dell'equilibrio del controllo. Tavoletta di controllo emanato da queste due fonti come al rapporto di controllo. La teoria dell'equilibrio del controllo afferma che il comportamento deviante designato ad alterare il rapporto di controllo individuale.

KATZ sostiene che il background non è in grado di predire se gli individui intraprenderanno la sala del crimine. La sua teoria sulla criminalità violenta rovescia l'assunto secondo il quale sono le circostanze d'essere cruciali nella scelta di intraprendere un'azione criminale. Esistono forme di seduzione diversa per ogni crimine. L'essenza della criminalità violenta va al di là del divertimento, il cattivo trae una posizione che trascende la moralità. Una prospettiva fenomenologica richiede di comprendere la situazione dal punto di vista del vero, ma si deve anche dare per scontato che le motivazioni e gli interessi studiati valgono anche per gli altri rei. Prospettiva pacificatoria analizza il sistema penale nella sua interezza adoperarsi per alleviare le sofferenze; solo in questo modo a criminalità diminuirebbe. In realtà i criminologi della pacificazione vogliono spostare l'attenzione dal comportamento dei rei e dalle vene al modo in cui le diverse motivazioni personali interagiscono. Se queste ultime sono egoisti che si verificano atti criminali e scoppia una guerra. Per i teorici pacifisti il crimine avviene quando una società incoraggia o costruisce tre cittadine relazioni interpersonali distruttivo alla questione interpersonale, rendendoli indifferenti gli uni agli altri. L'empatia è alla base della questione interpersonale serve limitare la violenza. Non solo le persone debbono preoccuparsi del benessere altrui ma anche le istituzioni sociali vanno modificate per mettere in rilievo questo tipo di interesse. Necessario anche trasformare una struttura economica, in modo da scoraggiare la competizione nei comportamenti unici, incentivando le persone a lavorare con e per gli altri, non contro. Il sistema penale deve integrare pienamente la comunità all'interno delle politiche, del sistema giudiziario delle forme di pena e di rieducazione. Quest'approccio definisce la realtà come il modo soggettivo di cui la gente comprende il mondo circostante. La comprensione è formata in primo luogo dei concetti dalle metafore del linguaggio. La realtà giudiziaria e penale è creata dal linguaggio. Ma resta il reato è tale che gli accusati di un reato sono intrinsecamente svantaggiati nel processo giudiziario. Di teorie del caos offrono una visione del mondo radicalmente nuovo i sistemi altamente complessi sono difficili da modellare in analisi lineari, semplicistiche ma comuni, e che l'interazione di centinaia (forse milioni) di variabili rende l'analisi statica virtualmente priva di valore.

 

CONCLUSIONI.

alcuni studiosi hanno tentato di trovare nuovi modi per ricostruire le vecchie teorie terminologiche e il lavoro sulla deterrenza si è fatto più sofisticato. Riconoscere una criminologia dominante teorizzato dall'essere basato sul concetto di consenso. L'elemento del determinismo sociale si arricchì negli anni 70 di nuove teorie: l'etichetta mento, il conflitto, l'apprendimento sociale il controllo sociale; tutte quante divennero negli anni 80 teorie dominanti. Gli anni 80, forse causa del loro sforzo compiuto nel sottoporre a verificare le teorie, furono il periodo di dubbi. Ne conseguì un periodo di confusione. La criminologia non sapeva più se il suo compito era quello di spiegare alla criminalità, i comportamenti criminali, o qualche particolare categoria di reati; i criminologi non sapevano se sostavano ponendo la domanda esatta, figuriamoci se potevano fornire una risposta. Nuove prospettive teoriche hanno cominciato a sfidare apertamente il vecchio paradigma del determinismo sociale. Permettono di introdurre all'interno delle spiegazioni di minoici concetti psicologici biologici. In questa maniera, le vecchie prospettive non svaniscono necessariamente, ma possono essere rielaborate e intrecciate con le nuove idee. I criminologi sono ritornati all'idea che una teoria generale possibile e stanno dedicando loro sforzo spiegare il crimine come un fenomeno generale. Gli studiosi gioco uno dei nuovi risultati sulla criminalità, mentre di concetto rizzano e riassetto non quelli vecchi. Sembra di essere alle soglie di una rivoluzione. Tutte queste teorie, nonché ai tentativi disintegrarle, spesso lasciano perplessi gli studenti in criminologia. Ci aiutano a osservare i fatti, feci forniscono l'armamentario necessario formulare proposte politiche per risolvere le questioni criminali.

Samuela Ricci