SIATE AFFAMATI, SIATE FOLLI

Quante volte vi è capitato di spendere tutte le vostre energie per un obiettivo?

Quante volte, poi, ne siete rimasti delusi?

Quante altre soddisfatti?

Abbiamo detto tante volte che mettere il proprio impegno in quello che si fa è di fondamentale importanza quando si vuole ottenere qualcosa...ma ci sono limiti da non superare mai.

Impegnarsi non vuol dire affannarsi, trascurare se stessi e gli altri.

Spesso mi è capitato di dover affrontare un obiettivo, di dover render conto di un impegno preso... a chi non è capitato?

L'argomento che sto trattando non è casuale ma frutto di riflessioni fatte dopo aver commesso degli errori.

Ci sono state volte in cui mi sono dannatamente affannata per qualcosa e poi le energie che io avevo impiegato non mi sono state riconosciute.

Molte volte, fino ad oggi, ho sforzato il mio fisico e la mia testa per poi essere trattata come altri che non avevano impiegato le mie stesse energie.

Oggi ho capito che non serve.

Qualche tempo fa tentavo di cogliere il vero significato di quella famosa frase di Steve Jobs : "siate affamati, siate folli".

Mettere anima e corpo in quello che si fa non è la stessa cosa che buttare via se stessi per quell'obiettivo.

Essere affamati vuol dire essere curiosi, assorbire informazioni e conoscenze proprio come fa una spugna con l'acqua.. il più possibile.

Essere folli significa tentare.

Nella vita è sempre meglio sfruttare un'occasione che perdere un treno.

Nella vita è sempre meglio un rimorso che un rimpianto.

Ma essere tutto ciò non significa perdere se stessi.

Capita spesso di affannarci per una, cento, mille cose e logorarci per questo... per poi scoprire che non saremo ripagati abbastanza, che non dipende solo da noi... e che quando accade questo ci si sta male parecchio.

Nella vita, e ve lo sta dicendo una che vive di programmi, non tutto si può programmare e per due motivi essenziali.

Innanzitutto perchè, come abbiamo detto, non tutto dipende da noi... ci sono componenti su cui non possiamo mai agire.

Secondo motivo è che nella vita possiamo trovarci ad affrontare cose per cui i programmi non valgono nulla: le questioni di cuore, la malattia e la morte.

Quando si vuole bene a qualcuno o ci se ne innamora non possiamo certo decidere noi com'è che devono andare le cose... e non possiamo deciderlo nemmeno quando un giorno apri gli occhi (e il cuore) e scopri di non amare più la persona che avevi scelto.

La morte esclude ogni tipo di programma e di ragionamento logico.

Semplicemente essa ti mette di fronte ad una realtà e non ci sono programmi, reazioni giuste o sbagliate.

Non ci sono lacrime diverse da altre.

Le lacrime di dolore per qualcuno che non c'è più sono lacrime di dolore... e basta.

Non ci sono mezzi termini... la morte puoi chiamarla solo cosi.

Essa però, di certo magra consolazione rispetto al dolore che si prova, è definitiva.

La morte mette un punto, volta pagina e ti dà in mano la penna per farti ricominciare a scrivere la tua storia.

Poi c'è la malattia che purtroppo non mette alcun punto, che non definisce nulla.

La morte segna un pezzo della tua vita, la malattia te la cambia.

Stare male o avere qualcuno accanto a te che sta male inizia a farti capire davvero che forse a volte sprechiamo troppe energie per cose molto meno importanti.

Ti fa capire che avresti potuto perdere qualcuno, che non l'hai perso ma non l'hai nemmeno ritrovato esattamente com'era, ti fa capire quanto sei capace di volere bene ancora a qualcuno anche se non è più come prima.

La malattia ti insegna che nulla è mai scontato.

Non ci si abitua mai al male... ci si impara a convivere, che è molto diverso.

Non credete a chi vi dice che con il tempo la si accetta, non la si accetta la si sopporta.

Non credete a chi vi dice che risolti gli scogli maggiori andrà tutto per il meglio perchè sono le mancanze più piccole, i dolori più nascosti a riaprire le ferite più grandi.

Il gesto che qualcuno ti faceva e che ora non può più farti, la parola che non riesce più a dirti, l'esperienza che non potete più condividere, lo sguardo a tratti spento... queste cose aprono le ferite vere, queste sono la causa dei dolori più profondi.

La malattia ci fa sentire impotenti... allora impariamo che non siamo il centro di nulla.

Impariamo che ci hanno detto un sacco di bugie.

Impariamo che non occorre affannarsi e buttare energie in tutto e per tutto allo stesso modo perchè perdiamo il vero senso della vita... e la vita è come la morte: unica, definitiva.

Puoi vivere una volta sola e puoi morire una volta sola.

Allora è importante saper dare il giusto peso alle cose, è importante che tu sappia rispettare gli altri e che gli altri rispettino te.

E' importante sapersi prendere le proprie responsabilità... e solo chi sa cos'è il coraggio lo fa.

"Chi è codardo muore mille volte, chi ha coraggio una volta sola".

Impariamo anche che l'uomo non è affatto al centro del mondo come ci hanno raccontato e forse se tutti capissimo questo saremmo molto più consapevoli del valore delle cose.

Qualcuno ha detto: "l'universo non sa nemmeno che esisti, quindi rilassati".

di Maria Luisa Lavorgna