TERAPIE ALTERNATIVE
Quella strana "congestione" dovuta alla Mandragora
L'erba voglio
di Roberto Suozzi
"Secco come un osso, cieco come un pipistrello, caldo come una lepre, rosso come
una barbabietola, matto come una gallina". Con questo ritornello, gli
Anglosassoni indicano la Sindrome Anticolinergica, dove per "caldo" si intende
l'aumento della temperatura corporea, per "cieco" la dilatazione della pupilla,
per "rosso" la congestione del viso, per "secco" il blocco delle secrezioni
salivari, lacrimali, sudoripare, nasali e bronchiali, per "matto" l'eccitazione
psicomotoria e le allucinazioni.
Dovuta soprattutto all'intossicazione conseguente all'overdose di alcuni
farmaci, antidepressivi triciclici, antistaminici, antiparkinsoniani, atropina
ad esempio, la sindrome anticolinergica puņ anche essere dovuta ad alcune piante
tossiche. Tale evenienza, rara nel nostro secolo, consegue all'avvelenamento
conseguente all'utilizzo di alcune piante appartenenti alla famiglia delle
Solanacee quali la Belladonna, lo Stramonio, il Giusquiamo, la Mandragora.
L'International Journal of Clinical Practice (2006, aprile) pubblica un lavoro
italiano che riporta il caso di un avvelenamento, e della conseguente Sindrome
Anticolinergica, dovuto all'ingestione di foglie di mandragora mischiate a
quelle della borragine: pianta erbacea che si raccoglie dalla primavera
all'autunno, consumata anche in insalate, minestre, frittate.
Il caso clinico descritto riguarda una donna siciliana di 72 anni portata al
Pronto Soccorso dell'Ospedale Cannizzaro di Catania, in uno stato di notevole
agitazione psicomotoria, stato confusionale e allucinazione. La donna accusava
tachicardia, tachipnea (aumento del ritmo della respirazione rispetto alla
norma), bocca secca, rossore e pelle secca, iperemia, temperatura corporea di
37,3C , pupille degli occhi dilatate e non reattive. Il tutto con esami di
laboratorio che davano esito "normale", e negativa la ricerca di droghe.
Nelle due ore precedenti l'arrivo in ospedale la donna accusava dolore
addominale ingravescente, nausea e progressivi disturbi del comportamento che
avevano allarmato i parenti i quali alla fine rivelarono ai medici delle piante
raccolte e mangiate dalla donna 4 ore prima. Il caso clinico venne risolto dai
medici che, escludendo un'intossicazione dovuta a farmaci o droghe, ipotizzarono
che la Sindrome anticolinergica fosse dovuta a piante contenenti alcaloidi
anticolinergici, o derivati tropanici. La donna, infatti, aveva mischiato, non
intenzionalmente, alle foglie della borragine quelle somiglianti e velenose
della Mandragora autumnalis