Diabete:

i campanelli di allarme

 

Il diabete mellito è un disturbo metabolico caratterizzato da un incremento della concentrazione di glucosio nel sangue a causa di un difetto di insulina, ormone prodotto dal pancreas, che permette al nostro corpo di sfruttare il glucosio, la principale fonte di energia per i muscoli e gli organi, come “carburante” per i processi energetici cellulari.

La diagnosi di diabete è certa con un valore di glicemia di 200 mg/dl, rilevato in qualunque momento della giornata o due ore dopo un carico di glucosio.

Ma quali sono i fattori di rischio a cui dobbiamo prestare attenzione?

Quando parliamo di diabete, possiamo distinguerne 3 categorie:

diabete di tipo 1

diabete di tipo 2

diabete gestazionale

ll diabete di tipo 1 si manifesta in genere già nei bambini o negli adolescenti ed è causato dalla produzione di auto-anticorpi, che attaccano le cellule del pancreas che producono l’insulina: la conseguente carenza di insulina conduce all’iperglicemia. Benché non siano note con esattezza le causa che portano all’insorgenza del diabete di tipo 1, ci sono alcuni fattori che contribuiscono alla comparsa della malattia, come i fattori genetici (ereditari), quelli immunitari e ambientali.

Il diabete di tipo 2 è la forma di diabete più diffusa, si presenta in età adulta e compare di frequente laddove sussistono condizioni quali obesità, sovrappeso, ipertensione, stile di vita sedentario, ovaio policistico, alte concentrazioni di trigliceridi nel sangue e bassi livelli ematici di HDL, il colesterolo “buono”. Il diabete mellito di tipo 2 è spesso caratterizzato dal fatto che l’insulina prodotta non agisce in maniera soddisfacente (insulino-resistenza).

Per prevenire l’insorgenza del diabete mellito di tipo 2, o almeno ritardarne la comparsa, si può fare molto: monitorare la pressione arteriosa, adottare un regime alimentare equilibrato, che aiuti a mantenere una forma fisica ottimale, e praticare almeno 30 minuti di esercizio fisico ogni giorno.

Quali sono i campanelli d’allarme del diabete?

Il primo e principale “sintomo” del diabete è l’iperglicemia, ovvero la presenza di troppo glucosio nel nostro sangue.

 Il diabete di tipo 2 può essere, talvolta, asintomatico per molto tempo, mentre i sintomi del diabete mellito di tipo 1 si presentano in un lasso di tempo più breve e spesso in modo grave.

In particolare, bambini e adolescenti affetti da diabete di tipo 1 possono accusare come primo sintomo della malattia una chetoacidosi diabetica o una modesta iperglicemia a digiuno, che può rapidamente trasformarsi in iperglicemia severa in presenza di situazioni stressanti.

Tuttavia, esistono alcuni campanelli di allarme in comune per entrambi i tipi di diabete. In altre parole, possono esserci dei “segnali” che possono rivelarci la presenza di questa patologia, che può comparire anche in modo subdolo e non evidente.

Il diabete è, infatti, in alcuni casi un “killer” che agisce senza svelarsi: negli Stati Uniti, ad esempio, ci sono 24 milioni di diabetici, ma solo 18 milioni di persone sanno di essere affette dal disturbo. In particolare, circa il 90% dei pazienti soffre di diabete mellito di tipo 2.

Vediamo insieme i sintomi tipici del diabete di tipo 2:

Perdita di peso corporeo improvvisa e immotivata: in molti casi di diabete, un rapido calo del peso corporeo è correlato al fatto che l’organismo inizia a utilizzare le proteine presenti a livello muscolare, in quanto nelle cellule non sono garantite adeguate quantità di glucosio, poiché l’insulina non svolge correttamente il suo ruolo. In questo contesto, il reni si sovraccaricano nel tentativo di smaltire l’eccesso di glucosio nel sangue.

Fame e sensazione di stanchezza: improvvisi attacchi di fame; questo sintomo è una risposta dell’organismo alle repentine variazioni della concentrazione di glucosio nel sangue.

Frequente bisogno di urinare anche di notte.

Sete continua.

Prurito e secchezza cutanei: questi sintomi possono presentarsi se la pelle è troppo secca e possono essere un campanello d’allarme, che indica la presenza della malattia.

Processi di cicatrizzazione molto lenti: ferite, tagli e contusioni che non “guariscono” rapidamente sono un altro classico “segnale” del diabete; ciò accade perché i vasi sanguigni vengono danneggiati dall’ipergliglicemia e si rende difficile il processo di cicatrizzazione.

Micosi troppo frequenti: si può considerare il diabete come uno stato di immunosoppressione; in pratica, il nostro organismo diventa più esposto alle infezioni di varia natura, soprattutto candida e altre micosi. In particolare, batteri e funghi proliferano in ambienti molto ricchi di zucchero, come il glucosio. Le donne, soprattutto, devono prestare particolare attenzione alle infezioni vaginali recidivanti dovute alla candida.

Visione offuscata e sfuocata: a causa dell’iperglicemia, le strutture dell’occhio possono subire alterazioni, che causano una visione sfuocata degli oggetti in movimento. La buona notizia è che questo sintomo è reversibile, quando la glicemia torna a livelli normali, seppure un’iperglicemia prolungata nel tempo può produrre danni permanenti e condurre alla cecità.

Sensazioni di formicolio e intorpidimento di mani e piedi.

Bruciore o gonfiore agli arti: possono essere sentore di un danno a livello nervoso determinato dal diabete. Questi sintomi sono reversibili, ma la neuropatia diviene permanente, se l’iperglicemia perdura nel tempo.

Esami ematici: esistono test per la diagnosi del diabete, ma sono necessari vari esami per poter diagnosticare la malattia. In linea generale, un valore della glicemia superiore a 126 milligrammi per decilitro (mg / dL) può indicare la presenza della patologia. Un valore medio della glicemia ritenuto normale è di 99 mg / dl, mentre un livello di glucosio nel sangue, compreso tra 100 a 125 mg / dL, indica una condizione detta “alterata glicemia a digiuno”, che bisogna già tenere sotto stretto controllo medico, poiché rappresenta un fattore di rischio per la futura comparsa del diabete mellito.

Il diabete gestazionale: i sintomi da non sottovalutare

Anche in gravidanza, è possibile che il diabete insorga, divenendo una complicazione da tenere sotto controllo, per la salute della mamma e del bambino.

In questo caso, si parla di diabete gestazionale, causato da un’alterazione del metabolismo del glucosio, indotta dall’azione di alcuni ormoni prodotti dalla placenta, che ostacolano la normale funzione dell’insulina che, in gravidanza, deve essere prodotta maggiormente. In alcune donne, però, il pancreas non ne produce a sufficienza, con il conseguente aumento della glicemia nel sangue.

Anche in questo caso, ci sono dei sintomi che possono indurre a pensare al disturbo. Tra questi:

aumento della sete

frequente bisogno di urinare

perdita di peso corporeo

nausea e vomito (spesso confuse con le nausee gravidiche)

disturbi della vista

infezioni vaginali frequenti, come cistiti e candidosi

Tra i fattori di rischio, come sempre, troviamo:

familiarità diabetica

obesità

diabete gestazionale in una precedente gravidanza

glicosuria

età avanzata della donna

Nei casi più a rischio, si consiglia un monitoraggio costante dei livelli di glicemia. Si effettua, solitamente, un test da carico con 75 g di glucosio (OGTT) per la verifica dei valori glicemici all’inizio, dopo un’ora e dopo due ore.