La Queste du Graal

Teorie e interpretazioni sulla disputa messianica

  

Studi genealogici e medievali. Analisi storiche

Chi serve il Graal?

 

IL MATRIMONIO

Dal Vangelo di Marco, Luca, Giovanni, Matteo e dal Cantico di Salomone

PER CHI LEGGE: ATTENZIONE, AD ECCETTO DEI RIFERIMENTI TESTAMENTARI LE ALTRE FONTI E TEORIE NON SONO AVVALORATE DA DOCUMENTI STORICI

 

L'erede della stirpe di Davide, per le regole dinastiche era obbligato per legge a sposarsi e doveva generare almeno due figli maschi. Il matrimonio era essenziale per la continuazione della casa ereditaria di Davide e rappresentava anche un passo fondamentale nel progresso dell'erede nella dinastia. Le regole del matrimonio dinastico prevedevano un lungo periodo di fidanzamento a cui doveva seguire un Primo Matrimonio in settembre, dopo di che era consentito avere rapporti fisici in dicembre. Se avveniva il concepimento, in marzo si celebrava un Secondo Matrimonio per legalizzare l'unione. Durante quel periodo di prova e fino al Secondo Matrimonio, sia che fosse incinta o no, la sposa era considerata legalmente un'almah (una giovane donna o, come si usa dire tanto spesso, una vergine).

Nel "Cantico di Salomone", incluso nel Vecchio Testamento, sono compresi alcuni cantici d'amore fra uno sposo regale e la sua sposa. Il "Cantico" identifica la simbolica pozione nuziale con l'unguento aromatico chiamato spigonardo. Lo stesso unguento molto costoso venne usato da Maria di Betania per ungere il capo di Gesù in casa di Lazzaro (Simone Zelota) e un ulteriore indagine rivela un episodio simile (Luca 7:37-38) che avvenne qualche tempo prima, quando una donna unse i piedi di Gesù con l'unguento, asciugandoli poi con i propri capelli. Anche Giovanni (11:1-2) menziona questa precedente unzione e dice specificatamente che la donna interessata si chiamava Maria. Giovanni poi spiega come il rito dell'unzione dei piedi di Gesù venisse compiuto ancora una volta dalla stessa donna a Betania: "Quando Gesù era seduto a tavola, Maria prese una libbra d'olio odorifero di nardo schietto, di gran prezzo, e ne unse i piedi e li asciugò con i capelli: e la casa fu ripiena dell'odore dell'olio" (Giovanni 12:3). Nel "Cantico di salomone" (1:12) c'è il ritornello nuziale: "Mentre il Re è nel suo convito, il mio nardo ha renduto il suo odore". Maria di Betania non soltanto unse il capo di Gesù in casa di Simone (Matteo 26:6-7 e Marco 14:3), ma gli unse anche i piedi e poi li asciugò con i suoi capelli, nel marzo del 33 d.C. Due anni e mezzo prima, nel settembre del 30 d.C, aveva compiuto lo stesso rito di unzione dei piedi tre mesi dopo le nozze di Cana. In entrambe le occasioni l'unzione venne compiuta mentre Gesù era seduto a tavola. Questa è un'allusione all'antico rito secondo il quale una sposa regale apparecchiava la tavola per il suo sposo. Compiere il rito con lo spigonardo era uno specifico privilegio di una sposa messianica e avveniva unicamente durante le cerimonie del Primo e Secondo Matrimonio. Soltanto come moglie di Gesù a tutti gli effetti e come sacerdotessa, Maria Maddalena avrebbe potuto ungergli il capo e i piedi con il sacro unguento.

In origine l'unzione del Re era un'usanza egiziana (ereditata ancora prima dai Sumeri in mesopotamia) e costituiva il compito privilegiato delle semi-divine sorelle-spose del faraone. La sostanza usata era il grasso di coccodrillo perché veniva associato col vigore sessuale. (In effetti, in egiziano il coccodrillo si chiamava messeh , che corrisponde alla parola ebraica Messiah: "L'unto"). Si preferiva inoltre che i Faraoni sposassero le loro sorelle perché il vero retaggio dinastico passava attraverso la linea femminile. I re di Giuda non adottarono questa pratica come regola generale, ma consideravano la linea femminile come un mezzo per trasferire il regno e altre posizioni influenti ereditarie. Davide salì al trono, ad esempio, sposando Michea, la figlia di re Saul. Molto più tardi, Erode il Grande divenne re sposando Mariamne della casa reale Asmonea. Esattamente come gli uomini che venivano designati ad occupare varie cariche patriarcali prendevano i nomi dai loro antenati, come Isacco, Giacobbe, Giuseppe, così pure le donne venivano denominate secondo la loro genealogia e il loro rango: Rachele, Rebecca, Sara e così via. Le mogli dei Sadoc e dei discendenti maschili di Davide avevano rispettivamente il rango di Elisheba (Elisabetta) e Miriam (Maria). Perciò la madre del Battista viene chiamata Elisabetta nei Vangeli e la madre di Gesù si sarebbe chiamata Maria. Queste donne compivano il rito del Secondo Matrimonio soltanto quando erano incinte di tre mesi. A quel punto, la sposa cessava di essere un'almah e diventava una futura madre.

I rapporti sessuali erano consentiti soltanto in dicembre: i mariti e le mogli vivevano separati per il resto dell'anno. All'inizio di un periodo di separazione, la moglie veniva classificata come vedova (un gradino sotto un'almah) e doveva piangere per suo marito. Tutto questo viene descritto in Luca 7:38, quando dice che Maria di Betania, nella prima occasione, "stando ai piedi di esso, di dietro, piangendo, prese a rigargli di lagrime i piedi". Una volta stabilito il periodo di vedovanza simbolica, e durante questi lunghi periodi di separazione, la moglie veniva designata con l'appellativo conventuale di sorella, proprio come una monaca moderna. Maria di Betania e Marta nella Bibbia vengono indicate soltanto come "sorelle" in casa di Lazzaro (Simone) di Betania. Il nome completo di Maria era Sorella Miriam Magdala, meglio nota come Maria Maddalena. Gregorio I°, vescovo di Roma (590-604), e san Bernardo, l'abate cistercense di Chiaravalle (1090-11153) confermarono entrambi che Maria di Betania era sinonimo di Maria Maddalena.

Nei Vangeli i riferimenti alla stretta intimità di Gesù e Maddalena sono pochi, tuttavia nel Vangelo Apocrifo di Filippo, ritrovato a Qumran nel 1947 e non riconosciuto dalla Chiesa, il rapporto tra Maria e Gesù viene discusso apertamente:

"E la compagna del Salvatore è Maria Maddalena. Ma Cristo l'amava più di tutti i discepoli e soleva baciarla spesso sulla bocca. Gli altri discepoli ne erano offesi ed esprimevano disapprovazione. Gli dicevano: "Perché la ami più di tutti noi?". Il Salvatore rispondeva loro: "Perché non vi amo come lei?....Grande è il mistero del matrimonio, giacché senza di esso il matrimonio non sarebbe esistito. Ora l'esistenza del mondo dipende dall'uomo e l'esistenza dell'uomo dal matrimonio".

Il bacio tra Gesù e Maddalena sarebbe anche l'argomento del primo versetto del "Cantico di Salomone" che inizia: "Mi baci egli de' baci della sua bocca; perciocché i suoi amori sono migliori che il vino". Nel Vangelo di Giovanni non si parla di nessuna cerimonia nuziale a Cana, ma soltanto di un banchetto di nozze e del vino e dell'acqua. I discepoli erano presenti e gli ospiti comprendevano gentili e atri tecnicamente "impuri". Quindi questa non era la cerimonia nuziale vera e propria ma il sacro pasto che precedeva il fidanzamento. L'usanza voleva che vi fosse un padrone di casa ufficiale che aveva la funzione di "direttore di mensa". Subito dopo di lui venivano lo sposo e sua madre: e infatti, quando sorse la questione del vino per la Comunione, la madre di Gesù disse ai servitori (Giovanni 2:5): "Fate tutto ciò ch'egli vi dirà". Nessun invitato avrebbe avuto diritto d'impartire tale ordine. Sarebbe quindi evidente che Gesù e lo sposo erano la stessa persona. Questa comunione di fidanzamento (6 giugno 30 d.C) ebbe luogo tre mesi prima che Maddalena ungesse per la prima volta i piedi di Gesù in casa di Simone (3 settembre 30 d.C). Le regole erano molto rigide: soltanto quale sposa di Gesù, Maria Maddalena sarebbe stata autorizzata compiere quell'atto, come voleva la tradizione. Dopo aver celebrato il suo Primo Matrimonio in settembre, avrebbe anche pianto per suo marito (come in Luca 7:38) prima di separarsi da lui per il periodo prescritto. Se lo avesse fatto prima, come almah fidanzata, sarebbe stata classificata una peccatrice e considerata una donna menomata. La coppia non avrebbe avuto alcun rapporto fisico fino al dicembre successivo.

 

 

CONCLUSIONI

La lettura dei passi dei Vangeli sopraccitati associata alle tradizioni ebraiche di quel periodo storico permetterebbero di definire i momenti dell'ipotetica unione tra Gesù e Maddalena. Le regole del matrimonio dinastico prevedevano un lungo periodo di fidanzamento a cui doveva seguire un Primo Matrimonio in settembre, dopo di che era consentito avere rapporti fisici in dicembre. Se avveniva il concepimento, in marzo si celebrava un Secondo Matrimonio per legalizzare l'unione. Durante quel periodo di prova e fino al Secondo Matrimonio, sia che fosse incinta o no, la sposa era considerata legalmente un'almah (una giovane donna o, come si usa dire tanto spesso, una vergine).

 

LA CROCIFISSIONE

Dall'Epistola agli Ebrei, Vangelo di Giovanni, Luca, Marco, Matteo

PER CHI LEGGE: ATTENZIONE, AD ECCETTO DEI RIFERIMENTI TESTAMENTARI LE ALTRE FONTI E TEORIE NON SONO AVVALORATE DA DOCUMENTI STORICI

 

Il processo di Gesù venne raccontato da Matteo (26:57-59) e da Marco (14:53) in modo simile. Nel resoconto si dice che Gesù venne portato a Caifa dal sommo sacerdote, dagli scribi e dagli anziani, che in teoria si sarebbero riuniti nelle prime ore del mattino nonostante che la Legge vietava al Consiglio ebraico di tenere una seduta di notte. Il Sinedrio aveva pieni poteri non soltanto di condannare i criminali ma di pronunciare ed eseguire la condanna a morte se necessario. Giuda ricomparse per consegnare i suoi trenta sicli d'argento ai principali sacerdoti e agli anziani. Restituito il denaro preparò la scena della sua fine. Giuda non s'impiccò e la sua morte è descritta più tardi negli Atti 1:16-18. Se Simone e Giuda figurano entrambi nei resoconti evangelici dell'arresto e del processo di Gesù, Taddeo, il terzo capo rivoluzionario, dopo l'Ultima Cena non viene più menzionato ma compare al processo. Taddeo di Alfeo era un sostituto della Successione, ossia del Padre e quindi un devoto "figlio" del Padre. In ebraico l'espressione "Figlio del Padre" include gli elementi "Bar" (figlio) e "Abba" (padre). E un uomo chiamato appunto Barabba è intimamente legato alla possibilità che Gesù venisse graziato da Ponzio Pilato. Matteo (27:16) definisce Barabba un prigioniero importante, Matteo (15:7) lo descrive come un uomo che aveva commesso omicidio nell'insurrezione; Luca (23:19) come un uomo che per omicidio era stato gettato in prigione e Giovanni (18:40) lo definisce ladro. Da come ci viene raccontato i tre prigionieri Simone, Taddeo e Gesù vennero condotti davanti a Pilato e le accuse a carico di Simone e Taddeo risultarono chiare e nette: erano noti capi zeloti e la loro sorte era segnata dal giorno dell'insurrezione. Pilato trovò difficile comprovare le accuse a carico di Gesù, che in realtà si trovava lì soltanto perché il contingente ebraico voleva toglierlo di mezzo e lo aveva trascinato da Pilato perché lo condannasse insieme agli altri. Pilato chiese alla gerarchia giudaica di fornirgli almeno un pretesto: "Quale accusa portate voi contro quest'uomo?", ma non ricevette una risposta soddisfacente.. Per disperazione Pilato suggerì loro di condurlo via e "giudicarlo secondo la vostra legge". Al che gli altri avrebbero addotto la falsa scusa che "A noi non è lecito di far morire alcuno". Allora Pilato si rivolse a Gesù e gli chiese: "Sei tu il Re dei Giudei?" ma Gesù rispose con un'altra domanda: "Dici tu questo da te stesso, o pur te l'hanno altri detto di me?". Molto confuso Pilato replicò: "La tua nazione e i principali sacerdoti ti hanno messo nelle mie mani: che hai tu fatto?". L'interrogatorio proseguì finché Pilato di nuovo uscì ai giudei e disse loro: "Io non trovo alcun misfatto in lui" (Giovanni 18:38). A questo punto entrò in scena Erode-Antipa di Galilea (Luca 23:7-12), che non era amico dei sacerdoti ananei e gli conveniva che Gesù fosse liberato allo scopo di provocare suo nipote, il re Erode-Agrippa. Antipa si mise quindi d'accordo con Pilato per assicurare la liberazione di Gesù. Il patto fra Giuda Sicariota e Gionata Anna fu così annullato senza che i due fossero interpellati e rimpiazzato da un accordo fra il tetrarca erodiano e il governatore romano. Secondo il nuovo accordo Pilato disse agli anziani ebrei: "Voi mi avete fatto comparire quest'uomo davanti, come se egli sviasse il popolo; ed ecco, avendolo io in presenza vostra esaminato, non ho trovato in lui alcun maleficio di quelli dei quali l'accusate: ma non pure Erode; conciossiaché io vi abbia mandati a lui; ed ecco, non gli è stato fatto nulla. Io adunque lo castigherò, e poi lo libererò" (Luca 23:14-16). Pilato così tentò di conciliare la sua decisione di liberare Gesù con l'idea di farla passare per una dispensa Pasquale, e così lasciò agli ebrei la possibilità di scegliere: "Gesù o Barabba (Taddeo)"? Al che la gran parte gridò dicendo: "Toglici costui e liberaci Barabba" (Luca 23:18). Pilato continuò la sua azione in favore di Gesù ma gli ebrei gridarono "Crocifiggilo!". Pilato chiese ancora una volta: "Ma pure, che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui maleficio alcuno degno di morte". Ma era in posizione di minoranza e dovette cedere alla sua precedente promessa rilasciando Barabba (Taddeo). I soldati romani posero una corono di spine sul capo di Gesù e lo avvolsero in un manto rosso, affinché il re dei Giudei fosse incoronato e indossasse il colore regale. Quindi Pilato lo restituì ai sacerdoti dicendo: "Ecco, io ve lo meno fuori, acciocché sappiate che io non trovo in lui alcun maleficio" (Giovanni 19:4). A quel punto il piano degli anziani ebrei stava riuscendo. Taddeo (Barabba), ormai avanti negli anni, era stato rilasciato, mentre Simone, Gesù e Giuda Sicariota erano in carcere. Le tre croci furono così preparate sul "luogo di un teschio" (Golgota dall'ebraico Gulgoleth). Nessun Vangelo fa cenno che si trattava di un colle. Secondo Giovanni (19:41) il luogo era un giardino con un sepolcro privato, indicato come appartenente a Giuseppe d'Arimatea (Matteo 27:59-60). In concreto la crocifissione non avvenne davanti a molta gente ma bensì davanti a pochi all'interno di un terreno recintato, un giardino privato che era il "luogo di un teschio" (Giovanni 19:17). Se nei Vangeli non ci sono riferimenti significativi per comprendere l'esattezza del luogo, nell'"Epistola agli Ebrei" (13:11-13) ci sono delle indicazioni che possono aiutare: "Perciocché i corpi degli animali, il cui sangue è portato dal sommo sacerdote dentro al santuario per lo peccato, son arsi fuori dal campo. Perciò ancora Gesù, acciocché santificasse il suo popolo per lo proprio sangue, ha sofferto fuor della porta. Usciamo adunque a lui fuor del campo, portando il suo vitiperio". Da questo deduciamo che Gesù soffrì "fuor della porta" e "fuor del campo". Il termine "fuor del campo" indicava vari luoghi impuri, fra cui i normali cimiteri. Qui le tombe umane venivano contrassegnate con il simbolo del teschio, per indicare che camminare sopra i morti costituiva un atto di profanazione. "Il luogo di un teschio" era dunque un cimitero, il giardino cimiteriale recintato che in questo caso conteneva un sepolcro vuoto in dotazione a Giuseppe d'Arimatea. (Giacomo). Inoltre la "Rivelazione 11:8" afferma che Gesù fu crocifisso nella grande città che venne chiamata spiritualmente Sodomia ed Egitto. Ciò identifica con sicurezza Qumran che veniva definita "Egitto" dall'ordine ascetico dei Terapeuti egiziani ma soprattutto associata geograficamente con la Sodomia del Vecchio Testamento. Arimatea, che talvolta si è voluto collegare con il villaggio di Arimeh nella pianura di Gennesaret, in realtà era un appellativo descrittivo come tanti altri nel Nuovo Testamento. Indicava un rango particolarmente alto. Così come Matteo Anna (il fratello di Gionata) portava il titolo ecclesiastico "Levi di Alfeo" (Levi della Successione), così Giuseppe era "di Arimatea", tuttavia Giuseppe non era il suo vero nome di battesimo e "di Arimatea" era un termine descrittivo, che deriva da una combinazione di elementi ebraici e greci. In questo caso l'ebraico "ram" o "rama" (altezza, cima) e il greco "theo" (di Dio), che insieme significano qualcosa come "Altezza divina". Giuseppe invece era il nome del padre di Gesù ed era il titolo patriarcale che spettava in ordine di successione a colui che veniva subito dopo l'erede (Gesù) della stirpe regale di Davide. Se Gesù doveva essere considerato il "Davide", il maggiore dei sui fratelli, Giacomo, era il "Giuseppe" designato per il momento a succedergli. In altri termini, se Gesù era il Re-Dio (la Divina Maestà, il Messia), allora Giacomo era il principe ereditario (l'Altezza Divina, il Giuseppe Rama-Theo). La crocifissione avvenne dunque nel giardino cimiteriale del fratello di Gesù. Lungo la via della crocifissione accadde un fatto significativo quando un misterioso personaggio, Simone di Cirene, fu obbligato a portare la croce di Gesù (Matteo 27:32) e finì per sostituire Simone Zelota per salvarlo dalla morte. D'altronde l'esecuzione di due uomini politici importanti, come Simone Zelota e Gesù, per qualcuno doveva in qualche modo essere evitata e così fu messa in atto una strategia per ingannare le autorità giudaiche. E ciò avvenne attraverso l'uso di un veleno capace d'indurre uno stato comatoso. Se c'era un uomo in grado di ideare e di dirigere una situazione talmente delicata, quello era Simone Zelota, capo dei Magi samaritani e famoso come il più grande mago del suo tempo. In questo caso però stava per essere crocifisso e a sacrificarsi per sostituirlo fu appunto il Cireneo che s'inserì nel corteo e si scambiò con Simone nel momento dell'erezione delle croci approfittando del trambusto generale generato dalle previste resistenze di chi non voleva la loro morte. I Vangeli invece omettono qualsiasi tipo di descrizione e di dettaglio, limitandosi a definire i due uomini affianco a Gesù come "ladroni". La crocifissione era inoltre una delle tre profezie di Zaccaria nel libro omonimo del Vecchio Testamento. La prima diceva che il re messianico sarebbe entrato a Gerusalemme in groppa d un asino, le altre due affermavano che sarebbe stato trafitto e pianto alla sua morte da tutta Gerusalemme e che sarebbe stato ferito alle mani ad opera dei suoi amici. Gesù sapeva che se veniva crocifisso avrebbe risposto a tutti questi requisiti. I Vangeli non dicono se Gionata Anna era presente alla crocifissione. Tuttavia è probabile che fosse lì, anche se i discepoli riconoscevano ancora Simone Zelota come il vero Padre. Per loro Gionata era invece il designato "Elija" (più comunemente Elia). In Marco (15:34) si afferma che all'ora nona Gesù gridò con gran voce, dicendo: "Eloi, Eloim lamma sabactani?". In Matteo (27:46), la stessa espressione viene riportata così: "Eli, Eli, lamma sabactani?". Il termine Eli in ebraico rappresenta la parola "El" (Dio) con il suffisso possessivo -i, quindi "mio Dio" e l'invocazione fu perciò tradotta: "Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?". Ma secondo i Vangeli gli spettatori interpretarono la supplica in modo diverso, dicendo: "Ecco, egli chiama Elia…vediamo se Elia verrà per tirarlo giù" (Marco 15:35-36). I presenti, quindi erano certi che Gesù avesse chiamato il patriarca Elia: l'"Elija", Gionata Anna, l'apostolo e attuale Padre che lo aveva realmente abbandonato. La crocifissione era sia un'esecuzione che un supplizio e il condannato moriva fra atroci tormenti che duravano vari giorni. Le braccia tese della vittima venivano legate per i polsi a una trave di legno che veniva poi issata e posta orizzontalmente su un palo verticale. A volte le mani venivano anche inchiodate, ma i soli chiodi alle mani sarebbero stati insufficienti, poiché se un uomo sarebbe stato appeso per le braccia il peso del corpo avrebbe schiacciato i polmoni e il condannato sarebbe morto soffocato relativamente in fretta. Per prolungare l'agonia, la pressione sul petto. Veniva alleviata inchiodando i piedi della vittima. Così legato un uomo poteva vivere per diversi giorni, forse anche una settimana, fino a quando si diceva di spezzare le gambe in modo da aumentare il carico pendente e accelerare la morte. Quel venerdì 20 marzo 33. a.C non c'era però ragione che qualcuno dei tre uomini crocifissi morisse entro la giornata. A Gesù fu dato dell'aceto e dopo averlo preso, "rese lo spirito" (Giovanni 19:30). Dopo pochissimo venne formalmente dichiarato morto. A quel punto Giuda e il Cireneo erano ancora ben vivi, perciò furono loro spezzate le gambe. Un centurione romano trafisse il fianco di Gesù con una lancia e il fatto che dalla ferita uscisse sangue e acqua fu ritenuto il segno che era morto (Giovanni 19:34). In realtà l'emorragia vascolare indica che un corpo è vivo, non morto. I Vangeli non dicono chi dette l'aceto a Gesù sulla croce, ma Giovanni 19:29 specifica che il vaso era pronto e in attesa. In Matteo 27:34, la pozione era aceto misto a fiele, cioè vino acido mescolato con veleno di serpente. A secondo delle proporzioni il miscuglio poteva causare la perdita della conoscenza e persino la morte. In questo caso, per somministrare a Gesù il veleno nella giusta dose, non venne usata una tazza ma una spugna imbevuta e fissata a una pertica. La persona che compì questa operazione fu indubbiamente Simone Zelota, lì in qualità di Padre deposto (ma ancora venerato) al servizio del suo re messianico. Frattanto il fratello di Gesù, Giacomo (Giuseppe di Arimatea), stava trattando con Pilato per ottenere il permesso di rimuovere il corpo di Gesù prima del Sabato e metterlo nel sepolcro. Pilato si mostrò giustamente sorpreso che Gesù fosse morto così in breve tempo (Marco 15:44): "E Pilato si meravigliò ch'egli fosse già morto. E chiamato a se il centurione, gli domando s'era gran tempo ch'egli fosse già morto". Per affrettare maggiormente le cose, "Giuseppe" (Giacomo) citò a Pilato una norma ebraica basata sul "Deuteronomio 21:22-23": "E se un uomo ha commesso una colpa meritevole di morte, e viene messo a morte, e tu lo appendi a un albero: il suo corpo non rimarrà tutta la notte appesa all'albero, ma tu lo seppellirai in qualunque modo quel giorno stesso". Pilato autorizzò quindi il cambio di procedura e tornò a Gerusalemme lasciando Giuseppe (Giacomo) a dirigere le operazioni. E forse significativo che negli Atti 5:30, 10:39 e 13:29, i riferimenti al supplizio di Gesù dicono tutti che era stato "appeso a un albero". Con Gesù apparentemente esanime, ma in realtà in coma e Giuda e il Cireneo con le gambe appena spezzate, i tre vennero calati giù dopo essere stati appesi alle loro rispettive croci per meno di mezza giornata. Il fatto che anche Giuda e il Cireneo venissero deposti in quello stesso momento trova conferma in Giovanni 19:31: "Or i Giudei, perciocché era la preparazione, acciocché i corpi non restassero in su la croce nel Sabato……pregarono Pilato che si fiaccaser loro le gambe e che si togliessero via". I resoconti evangelici di quello che seguì sono non solo brevi, ma anche vaghi. Tutti concordano che "Giuseppe" (Giacomo) avvolse Gesù in lenzuoli di lino e lo depose nel sepolcro, e raccontano che Nicodemo arrivò con un'enorme quantità di mirra e di aloe. Due vangeli affermano che "Giuseppe" (Giacomo) fece rotolare una pietra davanti all'ingresso della tomba, ma tre menzionano il fatto che Maria e Maddalena videro il sepolcro. A parte ciò non vengono fornite ulteriori informazioni su quello che accadde durante il resto di quel venerdì.

 

 

CONCLUSIONI

Il luogo della crocifissione sarebbe un semplice giardino cimiteriale (Golgota = il luogo di un teschio) di proprietà del fratello di Gesù, Giacomo, detto Giuseppe di Arimatea. "Arimatea" era un termine descrittivo, che deriva da una combinazione di elementi ebraici e greci. In questo caso l'ebraico "ram" o "rama" (altezza, cima) e il greco "theo" (di Dio), che insieme significano qualcosa come "Altezza divina". Giuseppe invece era il nome del padre di Gesù ed era il titolo patriarcale che spettava in ordine di successione a colui che veniva subito dopo l'erede (Gesù) della stirpe regale di Davide. Lungo la via della crocifissione accadde un fatto significativo quando un misterioso personaggio, Simone di Cirene, fu obbligato a portare la croce di Gesù (Matteo 27:32) e finì per sostituire Simone Zelota per salvarlo dalla morte. Simone Zelota per le sue capacità mediche era l'unica persona in grado di poter "resuscitare" Gesù dallo stato comatoso. A Gesù fu dato dell'aceto e dopo averlo preso, "rese lo spirito" (Giovanni 19:30). Dopo pochissimo venne formalmente dichiarato morto. A quel punto Giuda e il Cireneo erano ancora ben vivi, perciò furono loro spezzate le gambe. Un centurione romano trafisse il fianco di Gesù con una lancia e il fatto che dalla ferita uscisse sangue e acqua fu ritenuto il segno che era morto (Giovanni 19:34). In realtà l'emorragia vascolare indica che un corpo è vivo, non morto. I Vangeli non dicono chi dette l'aceto a Gesù sulla croce, ma Giovanni 19:29 specifica che il vaso era pronto e in attesa. In Matteo 27:34, la pozione era aceto misto a fiele, cioè vino acido mescolato con veleno di serpente. A secondo delle proporzioni il miscuglio poteva causare la perdita della conoscenza e persino la morte. In questo caso, per somministrare a Gesù il veleno nella giusta dose, non venne usata una tazza ma una spugna imbevuta e fissata a una pertica. La persona che compì questa operazione sarebbe stato Simone Zelota, lì in qualità di Padre deposto (ma ancora venerato) al servizio del suo re messianico. Frattanto il fratello di Gesù, Giacomo (Giuseppe di Arimatea), stava trattando con Pilato per ottenere il permesso di rimuovere il corpo di Gesù prima del Sabato e metterlo nel sepolcro. I resoconti evangelici di quello che seguì sono non solo brevi, ma anche vaghi. Tutti concordano che "Giuseppe" (Giacomo) avvolse Gesù in lenzuoli di lino e lo depose nel sepolcro, e raccontano che Nicodemo arrivò con un'enorme quantità di mirra e di aloe. Due vangeli affermano che "Giuseppe" (Giacomo) fece rotolare una pietra davanti all'ingresso della tomba, ma tre menzionano il fatto che Maria e Maddalena videro il sepolcro. A parte ciò non vengono fornite ulteriori informazioni su quello che accadde durante il resto di quel venerdì.

 

I FIGLI

Dall'Esodo, dagli Atti, dal Vangelo di Luca e di Marco

 

PER CHI LEGGE: ATTENZIONE, AD ECCETTO DEI RIFERIMENTI TESTAMENTARI LE ALTRE FONTI E TEORIE NON SONO AVVALORATE DA DOCUMENTI STORICI

 

 

Qui di seguito è riportata la teoria sulla vita di Maria Maddalena e dei presunti figli. Ma il condizionale è d'obbligo. Tutti i testi che sostengono il legame tra Gesù e Maddalena si basano sul Vangelo Apocrifo [non autentico] di Filippo, ritrovato nel 1947 a Qumran, e non riconosciuto dalla Chiesa di Roma.

 

Si sostiene che Maria Maddalena era incinta di tre mesi al momento della crocifissione. Lei e Gesù avrebbero consolidato il loro Secondo Matrimonio con l'unzione di Betania nel marzo del 33 d.C. L'erede maschio di una successione patrimoniale difatti doveva idealmente avere il suo primo figlio il giorno del suo quarantesimo compleanno o giù di lì. (Quattro decadi erano il periodo di "generazione dinastica" ufficialmente riconosciuto). La nascita di un figlio ed erede dinastico avrebbe dovuto essere pianificata in maniera da avvenire in settembre: il mese più santo del calendario ebraico. Per quella ragione i rapporti sessuali erano consentiti solo nel mese di dicembre. Anche i Primi Matrimoni avevano luogo nel santo mese di settembre: il mese in cui ricorreva il Giorno dell'Espiazione. In teoria un matrimonio dinastico sarebbe stato quindi programmato per il settembre in cui lo sposo compiva 39 anni e l'attività sessuale sarebbe iniziata nel dicembre immediatamente successivo. In pratica c'era sempre la possibilità che il primo nato fosse una femmina e proprio in vista di questa eventualità la cerimonia del Primo Matrimonio veniva anticipata al settembre in cui lo sposo compiva 36 anni. Il primo figlio poteva quindi nascere nel settembre del suo trentasettesimo compleanno. Se la sposa non rimaneva incinta in quel primo dicembre, la coppia avrebbe tentato di nuovo un anno dopo e così via. La nascita di un figlio maschio durante il quarantesimo anno del marito rientrava ampiamente nello standard generazionale. Una volta nato un figlio, non erano consentiti altri rapporti sessuali fra i genitori per sei anni. D'altro canto se il neonato era una femmina, il successivo periodo di celibato era limitato a tre anni, fino ai "tempi della restaurazione" (il ritorno allo stato coniugale). Il Secondo Matrimonio veniva celebrato solamente nel marzo successivo al concepimento, quando la sposa era incinta di tre mesi. Secondo questi usi il Primo Matrimonio di Gesù ebbe luogo nel settembre del 30 d.C (in cui compiva 36 anni) proprio il giorno in cui Maria Maddalena gli unse per la prima volta i piedi (Luca 7:37-38). Tuttavia non vi fu concepimento in quel dicembre né in quello dell'anno successivo. Ma nel dicembre del 32 d.C si suppone che Maria Maddalena rimase incinta e unse debitamente la testa e i piedi di Gesù a Betania (Matteo 26:6-7, Marco 14:3, Giovanni 12:1-3) santificando così formalmente il loro Secondo Matrimonio nel marzo del 33 d.C. Si sostiene che Gesù era nato (contro le regole) il primo marzo del 7 a.C, ma per regolarizzare il suo stato, il suo compleanno ufficiale era stato fissato il 15 settembre in linea con i requisiti messianici. Soltanto nel 314 d.C l'imperatore romano Costantino il Grande spostò arbitrariamente la data del compleanno di Gesù al 25 dicembre, data in cui viene ancora celebrato oggi e che molti ritengono il suo effettivo giorno di nascita. Costantino fece questo cambiamento per un duplice motivo. In primo luogo svincolava la celebrazione cristiana da qualsiasi legame ebraico: indicando così che Gesù era egli stesso un cristiano e non un ebreo. (Più tardi anche la Pasqua venne allontanata dalla tradizionale festività ebraica). In secondo luogo l'imperatore fece in modo che il compleanno ufficiale di Gesù coincidesse con e sostituisse la contemporanea Festa del Sole pagana. Tuttavia al tempo di Gesù il 15 settembre del 33 d.C (sei mesi dopo la crocifissione) ricorreva il suo trentanovesimo compleanno ufficiale e in quel mese Maria diede alla luce una bambina che venne chiamata Tamar: Palma, un nome tradizionale della stirpe davidica. Gesù fu quindi obbligato a iniziare un periodo triennale di celibato fino ai "tempi della restaurazione", come spiegato dettagliatamente negli "Atti 3:20-21". Il mese di settembre del 33 d.C coincise con la formale reintegrazione di Simone Zelota nel ruolo di Padre della Comunità, e in quell'occasione, Gesù venne finalmente ammesso al sacerdozio: un rituale in cui egli "ascese al cielo". Sebbene riconosciuto da molti come il re davidico. Gesù aveva lungamente chiesto di essere ammesso al sacerdozio e in particolare nel "sancta sanctorum" dei sacerdoti anziani: il sommo monastero, il "Regno dei Cieli". Una volta che Simone era stato riabilitato il desiderio di Gesù venne esaudito: fu ordinato Sacerdote e portato in cielo dal "Capo dei Pellegrini", suo fratello Giacomo. In questo contesto fraterno, Giacomo, secondo l'antico linguaggio metaforico del Vecchio Testamento, era denominato "Nuvola". Era stata una nuvola a condurre gli antichi israeliti nella Terra Promessa (Esodo 13:21-22) e l'apparizione di Dio a Mosè sul Monte Sinai era stata accompagnata non soltanto dal Tuono e dal Lampo, ma anche da una Nuvola (Esodo 19:16). Come "Tuono, Lampo e Terremoto", anche Nuvola venne tramandata come una designazione simbolica all'interno della Comunità. L'evento narrato nel Nuovo Testamento e generalmente noto come "L'Ascensione", sta a indicare l'elevazione di Gesù al sacerdozio. Non soltanto Gesù parlava egli stesso in parabole, ma anche gli autori dei Vangeli facevano altrettanto, usando allegorie e paralleli che erano eloquenti "per coloro che avevano orecchi per udire". Così brani evangelici che sembrano semplici narrazioni sono anch'essi parabole. Come Gesù disse ai discepoli (Marco 4:11-12): "A voi è dato di conoscere il mistero del regno di Dio; ma a coloro che son di fuori tutte queste cose si propongono per parabole: Acciocché riguardino bene, ma non veggano; e odano bene, ma non intendano…." L'Ascensione quindi è un 'altra parabola, come descritta negli Atti 1:9: "E dette queste cose, fu elevato, essi veggendolo; e una nuvola lo ricevette, e lo tolse d'innanzi agli occhi loro". Mentre Gesù andava nel celeste regno sacerdotale, due sacerdoti angeli annunciavano che sarebbe tornato nella stessa maniera: "Ecco, due uomini si presentarono loro in vestimenti bianchi. I quali ancora dissero: Uomini Galilei, perché vi rifermate riguardando verso il cielo? Questo Gesù, il quale è stato accolto in cielo…verrà nella medesima maniera che voi l'avete veduto andare in cielo" (Atti 1:10-11). E così Gesù lasciò il mondo di tutti i giorni per tre anni: tre anni in cui Maria Maddalena, la presunta madre della sua bambina, non avrebbe alcun contatto fisico con lui. Dal sesto mese di gravidanza, Maria aveva il diritto di chiamarsi "Madre", ma dopo la nascita di sua figlia e l'inizio dei tre anni di nubilato, sarebbe stata considerata una "vedova". I figli dinastici venivano educati ed allevati in un centro monastico comunitario, in cui vivevano anche le loro madri (denominate vedove, o donne menomate: mogli nubili). E' appunto perché Gesù stesso era stato allevato in un ambiente conventuale così isolato che nei Vangeli si parla tanto poco della sua infanzia. Il periodo triennale di separazione monastica imposta a Gesù terminò nel settembre del 36 d.C e nel dicembre successivo egli poté riprendere i rapporti fisici con sua moglie. Ma Maria Maddalena nello stesso anno sembra che rimase di nuovo incinta per rispettare le regole messianiche nel tentativo di far nascere il nuovo Messia nell'"anno della restituzione" della moglie al successore davidico (Gesù). Dopo la nascita del figlio, che venne chiamato Gesù (detto il Giusto), Gesù padre sembra che dovette osservare ben sei anni ancora di celibato monastico. Nella chiesa russa di Santa Maria Maddalena a Gerusalemme c'è un magnifico ritratto di Maddalena, che è raffigurata nell'atto di mostrare un uovo rosso a chi guarda. Questo è il massimo simbolo della fertilità e di una nuova nascita. Durante questi anni di separazione Pietro sarebbe dovuto diventare il tutore di Maria Maddalena, ma Pietro aveva una cattiva opinione delle donne e non era disposto a stare agli ordini di una sacerdotessa. L'opinione di Paolo sulle donne era ancora meno lusinghiera ed egli era nettamente contrario al loro coinvolgimento nelle questioni di religione. I due uomini, quindi, esclusero deliberatamente Maria dal nuovo movimento in qualsiasi ruolo e per garantire il suo totale allontanamento, la dichiararono pubblicamente eretica perché era un'intima amica di Elena-Salomé, consorte di Simone Zelota. Nel frattempo si sostiene che Gesù e Maria ripresero la loro vita coniugale nel dicembre del 43 d.C, sei anni dopo la nascita del loro figlio maschio. Gesù non si preoccupava troppo dell'atteggiamento di Pietro e Paolo nei confronti di Maria, poiché conosceva bene Pietro ed era consapevole del fanatismo di Paolo. In realtà preferiva di più che sua moglie fosse associata alla fazione gnostica di Simone ed Elena (o ai nazareni di Giacomo) anziché al nuovo modello di ministero propugnato da Pietro e Paolo che attuava la discriminazione sessuale. Dopo tutto Maria (insieme a Marta) era stata la devota "sorella" di Simone/Lazzaro a Betania e si conoscevano bene, Fu in questo periodo che Maria rimase di nuovo incinta. Nella primavera del 44 d.C, Gesù era partito per una missione in Galazia (al centro dell'Asia Minore) con il capo proselito (capo dei gentili convertiti), Giovanni Marco. Durante la loro assenza, Giacomo e i suoi nazareni divennero una crescente minaccia per l'autorità romana a Gerusalemme. Come diretta conseguenza, l'apostolo Giacomo Boanerges fu giustiziato per ordine di Erode di Calcide nel 44 d.C. (Atti 12:1-2). Simone Zelota fece subito avvelenare Erode-Agrippa per rappresaglia ma fu poi costretto a fuggire. Taddeo tuttavia non fu altrettanto fortunato: mentre tentava di fuggire oltre il fiume Giordano, fu catturato da Calcide e sommariamente giustiziato. Questo pose Maria Maddalena, presunta incinta, in una situazione precaria poiché Calcide sapeva che era amica di Simone. Chiese così protezione all'ex scolaro di Paolo, il giovane Erode-Agrippa II° (allora diciassettenne). Egli la inviò puntualmente nel suo possedimento in Gallia dove Erode-Antipa e suo fratello Archelao erano stati mandati in esilio. Più avanti nell'anno, Maria sembra diede alla luce il suo secondo figlio in Provenza: e c'è uno specifico ma generico riferimento a questa nascita nel Nuovo Testamento: "il verbo di Dio crebbe e si moltiplicò" (Atti 12:24). Questo figlio sarebbe stato chiamato Giuseppe (detto il Rama-Theo), e fu l'importantissimo prosecutore della dinastia, che attraverso di lui continuò in Giosué.

Ipotetica discendenza da Gesù

Gesù il Cristo = Santa Maria Maddalena

Damaris (Tamar) n.33 d.C - Gesù II° il Giusto (Gais) n.37 d.C - Giuseppe il Rama-Theo (Josephes) n.44 d.C

Non risultano matrimoni e figli per Tamar. Da Gesù II° il Giusto nascerebbe Galains ma qui il ramo si estingue. Da Giuseppe il Rama-Theo nascerebbe Giosuè e da qui (vedi dinastia francese) la linea prosegue.

 

CONCLUSIONI

Secondo le fonti catare (vedi capitolo) al suo arrivo in Francia Maria Maddalena stava aspettando il terzo figlio, Giuseppe (detto il Rama-Theo), che in teoria farà proseguire la dinastia, ma di questo non abbiamo notizie certe. Attraverso l'interpretazione filologica delle fonti testamentarie possiamo invece definire una vita di Gesù diversa da quella proposta dalla Chiesa Romana. Il problema che ci si pone, prima di cercare suggestive ipotesi dinastiche, è comprenderne il motivo. La diffusione dei Vangeli, così come li conosciamo, avvenne dopo la legittimazione del Cristianesimo in Occidente, nel 313 d.C, con l'Editto di Milano. Il Primo Vescovo, nominato da Costantino nel 314 fu Silvestro, che fu incoronato durante una ricca cerimonia. In questo modo i cristiani avrebbero potuto sopravvivere ma in realtà Silvestro aveva accettato che il Cristianesimo rappresentasse le tradizioni pagane del culto del sole insieme ad altri insegnamenti di origine siriana e persiana che erano presenti a Roma. La nuova Chiesa Romana fu così costruita per soddisfare tutte le fazioni influenti. Ma all'interno del Cristianesimo non vi era una linea unitaria: c'erano gli gnostici, che insistevano che la materia era corrotta, i manicheisti, che insegnavano che il materialismo era una malvagia invasione dello spirito sacro, i seguaci della tradizione nazarena, i quali sostenevano la causa originaria di Gesù piuttosto che gli insegnamenti di Paolo (Gesù come potente signore celeste da venerare piuttosto che Messia portatore di un cambiamento per la società). I nazarei, cristiani giudaici, controllavano molte chiese del Medio Oriente. Inoltre erano guidati dai famosi discendenti in linea di sangue dalla famiglia di Gesù, i Desposyni (eredi del Signore). Nel 318 d.C una delegazione di Desposyni sbarcò a Ostia e da lì proseguirono fino a Roma, dove, nel Palazzo Lateranense appena costruito, gli uomini furono ricevuti in udienza dal vescovo Silvestro. I Desposyni affermarono con forza che la Chiesa doveva legittimamente avere il proprio centro a Gerusalemme e non a Roma, sostennero che il Vescovo di Gerusalemme doveva essere un vero Desposynos ereditario. Le loro richieste caddero nel vuoto: per loro non c'era posto e gli insegnamenti di Gesù erano stati sostituiti da una dottrina che era stata modificata in modo da essere più consona alle esigenze imperiali. Costantino inoltre al Concilio di Nicea del 325, speculò sui cristiani paolini che attendevano prima o poi un secondo avvento del loro Messia, dopo aver fallito precedentemente (Gesù) nel rovesciare il dominio romano. Costantino approfittò di questo fallimento per diffondere l'idea che Gesù non era l'atteso Messia come si era creduto ma dato che era stato lui a dare la libertà ai cristiani all'interno dell'Impero, il vero salvatore era stato lui. Gesù e Dio dovevano così fondersi in una sola entità in modo che il Figlio fosse identificato con il Padre. Al Concilio di Nicea accadde quindi che Dio fosse formalmente definito Uno e Trino: una divinità comprendente te parti coeguali e coeterne, Padre, Figlio e Spirito Santo. C'erano comunque alcuni vescovi che si opponevano a questo nuovo dogma. Molti delegati al Concilio erano teologi della vecchia scuola i quali sostenevano che Gesù era il Figlio e inoltre che il Figlio era stato fatto carne da Dio, ma non era Dio egli stesso. Il principale portavoce di questa fazione era un anziano prete libico di Alessandria, chiamato Ario. Seguaci di Ario (ariani) che in seguito saranno banditi. E fu così che designando Dio come il Padre e il Figlio, Gesù venne opportunamente messo da parte come una figura di nessuna importanza pratica. Adesso spettava invece all'imperatore essere considerato il dio messianico. Ora c'erano soltanto due oggetti ufficiali di culto: la santa Trinità di Dio e l'Imperatore: il neo designato salvatore del mondo. Chiunque contestasse ciò in qualsiasi modo veniva subito dichiarato eretico. Nel 391 d.C il nuovo imperatore Teodosio bandì tutte le forme di religione e ogni genere di rito religioso che non fosse quello della Chiesa Romana, pena la morte. Proibì in particolare i raduni di gruppi cristiani non ortodossi. Durante tutto questo tempo, tuttavia, la tradizione nazarena in Medio Oriente venne mantenuta. Di fatto i nazarei erano i più puri fra i veri cristiani. Il loro approccio alla Trinità era semplice: Dio era Dio, Gesù era un uomo: un Messia umano erede della stirpe davidica, e non potevano credere che Maria, madre di Gesù, fosse fisicamente vergine. Nestorio, patriarca di Costantinopoli dal 428, d'accordo con i nazarei, sostenne che era chiaro che Gesù era un uomo, nato in modo assolutamente normale da un padre e da una madre. Di conseguenza l'idea nazarena/nestoriana che Maria fosse una donna come le altre fu condannata dal Concilio di Efeso nel 431 ed ella fu poi venerata come mediatrice (o interceditrice) fra Dio e i mortali. Lo stesso atteggiamento della prima Chiesa Romana verso le donne lasciava riflettere. Quinto Tertulliano sosteneva la regola per cui: "non è permesso a una donna di parlare in chiesa, né le è permesso di battezzare, né di offrire lì'Eucarestia, né di rivendicare per sé una parte in qualsiasi funzione maschile, meno che mai nell'ufficio sacerdotale". Tertulliano stesso seguiva semplicemente le opinioni espresse dai capi della Chiesa prima di lui, in particolare Pietro e Paolo. Nel trattato copto "Pistis Sophia" (La Saggezza della Fede) Pietro protesta contro la predicazione di Maria Maddalena e chiede a Gesù di farla tacere, di impedire di minare la sua supremazia. Gesù invece rimprovera Pietro e Maria più tardi confessa: "Pietro mi fa esitare. Ho paura di lui perché odia la razza femminile". Al che Gesù replica: "Chiunque sia ispirato dallo Spirito, deve parlare per decreto divino, sia esso uomo o donna". Opponendosi alla presenza di Maria fra i discepoli, Simon Pietro nel Vangelo apocrifo di Tommaso disse loro: "Che Maria (Maddalena) se ne vada, giacché le donne non sono degne di vivere". Nel Vangelo apocrifo di Filippo, Maria Maddalena è considerata il simbolo della saggezza divina. Tutti questi testi vennero tuttavia censurati ed eliminati dai Vescovi di Roma perché minavano il predominio del sacerdozio solo maschile. Invece fu dato grande risalto all'insegnamento di Paolo nel Nuovo Testamento: "La donna impari con silenzio, in ogni soggezione. Ma io non permetto alla donna d'insegnare, né d'usare autorità sopra il marito, ma ordino che stia in silenzio" (1 Timoteo 2:11-12) . Le donne dovevano quindi essere escluse a tutti i costi. Altrimenti continuando così la presenza della Maddalena avrebbe finito col prevalere: come moglie di Gesù, non soltanto era la regina messianica, ma anche la madre dei veri eredi. Per secoli dopo la sua morte, il retaggio di Maria rimase la più grave minaccia per la Chiesa che aveva deciso in favore della successione apostolica (attraverso i Pontefici) rispetto alla discendenza messianica (attraverso la Casa di Gesù).

L'ipotesi più credibile che a diffondere la novella dei figli di Gesù siano stati i movimenti ritenuti eretici, come i Catari e i Templari. Entrambi sostenevano che Gesù non era morto sulla croce e non riconoscevano l'autorità temporale della Chiesa di Roma e cercarono, in diversi modi, di affermarsi in Francia come nuova guida spirituale a discapito della Chiesa Cattolica.

 

MARIA MADDALENA

Dalla 'Rivelazione' il viaggio che porterebbe Maddalena in Francia, a Ratis, in Provenza.

 

Qui di seguito è riportata la teoria sulla vita di Maria Maddalena. Ma il condizionale è d'obbligo. Tutti i testi che sostengono il legame tra Gesù e Maddalena si basano sul Vangelo Apocrifo [non autentico] di Filippo, ritrovato nel 1947 a Qumran, e non riconosciuto dalla Chiesa di Roma.

Maria Maddalena sarebbe morta nel 63 d.C, all'età di 60 anni, in quella che oggi è St.Baume, nella Francia meridionale. Maria non era semplicemente un nome ma un titolo di distinzione, essendo una variazione di Miriam (il nome della sorella di Mosè e Aronne). Le Miriam (Marie) partecipano a un ministero formale all'interno di ordini spirituali. Mentre i "Mosè" guidavano gli uomini nelle cerimonie liturgiche, le "Miriam" facevano altrettanto con le donne. Maria Maddalena viene dapprima descritta nel Nuovo Testamento come una donna "dalla quale erano usciti sette demoni" (Luca 8:2) e più avanti lo stesso Vangelo dice che era una peccatrice. Ma, oltre a ciò. Viene ritratta in tutti i Vangeli come una leale compagna preferita da Gesù. Prima del matrimonio, le marie erano soggette all'autorità del capo degli Scribi, che al tempo di Maddalena, era Giuda Sicariota. Il capo degli Scribi era anche il demone sacerdote "Numero 7", e i sette "Sacerdoti Demoni" costituivano un gruppo formale di opposizione ai sacerdoti che rappresentavano le "sette luci della Menorah". Questi sacerdoti avevano il compito di sorvegliare le donne nubili della Comunità. Dopo il matrimonio Maddalena non fu più sottoposta a tale sorveglianza. Quindi "i sette demoni uscirono da lei" e le fu consentito di avere rapporti sessuali secondo le regole spiegate prima. Come accennato, il suo non era un matrimonio qualunque e Maria fu soggetta a lunghi periodi di separazione dal marito: periodi durante il quale non veniva considerata una moglie, ma una "sorella" (in senso religioso). Nella società le sorelle avevano lo stesso rango loro assegnato nella comunità ed erano considerate vedove (donne menomate), un gradino sotto quello di "almah". Così un almah (vergine) si sposava e saliva al rango di madre, ma durante i periodi di separazione coniugale veniva retrocessa a un rango inferiore a quello originario di donna nubile. Il padre di Maddalena era il capo dei sacerdoti (subordinato al sommo sacerdote) Siro il "Giairo". Il sacerdote Giairo officiava nella grande sinagoga marmorea a Cafarnao e la sua carica era ereditaria, riservata esclusivamente ai discendenti di Giair (Numeri 32:41). Nel Nuovo Testamento Maddalena viene menzionata per la prima volta quando i Vangeli raccontano la storia della sua resurrezione come figlia di Giairo nel 17 d.C. Essere "resuscitata" (simbolicamente dalle tenebre eterne) si riferiva alla promozione ad un rango più elevato all'interno della "Via". Per Maddalena si trattava di una iniziazione spirituale: se le prime "resurrezioni" per i ragazzi avvenivano all'età di 12 anni per le ragazze avveniva a 14. Maria Maddalena sposò dunque Gesù all'età di 27 anni (nel 30 d.C), rimase incinta nel dicembre del 32 d.C e l'anno seguente diede alla luce Tamar. Nel 37 d.C diede al luce Gesù il Giovane e nel 44 d.C, quando aveva 41 anni, nacque il suo secondogenito Giuseppe. A quel tempo Maddalena era a Marsiglia, in Francia. Il suo esilio venne raccontato da Giovanni, nella "Rivelazione" (12:1-17), in cui descrive Maria e suo figlio e narra della sua persecuzione, della sua fuga e della caccia al resto del suo seme (i suoi discendenti) condotta senza tregua dai Romani. Oltre a Maria Maddalena, fra gli emigrati in Gallia nel 44 d.C, c'erano Marta e la sua serva Marcella. C'erano anche l'apostolo Filippo, Maria Iacopa (moglie di Cleofa) e Maria Salomè (Elena). Il luogo dove sbarcarono in Provenza era Ratis, divenuto poi noto come Les Saintes Maries de la Mer. Tra le fonti scritte sulla vita di Maria Maddalena in Francia troviamo "La vita di Maria Maddalena", di Raban Maar (776-856), arcivescovo di Magonza (Mainz) e abate di Fuld. Una copia del manoscritto fu scoperta all'Università di Oxford all'inizio del 1400 e ispirò a William di Waynflete l'idea di fondare il Magdalen College nel 1448. "Sainte Marie Madelaine", del frate domenicano Père Lacordaire è un'opera particolarmente istruttiva, al pari de "La légende de Sainte Marie Madelaine" di Iacopo da Varazze, arcivescovo di Genova (n.1228). Il culto più attivo della Maddalena s'insediò infine a Rennes-le-Chateau, nella regione della Linguadoca. Ma anche altrove, in Francia, sorsero molti santuari dedicati a S.te Marie de Madelaine, fra cui il luogo della sepoltura a Saint Maximin-la-Sainte Baume, dove i monaci dell'ordine di San Cassiano vegliarono sul suo sepolcro e tomba in alabastro dall'inizio del 400. Un'altra importante sede del culto della Maddalena fu Gellone, dove l'Accademia di Studi Giudaici fiorì durante il IX° secolo. La chiesa a Rennes-le-Chateau fu consacrata a Maddalena nel 1059 e nel 1096, l'anno della Prima Crociata, ebbe inizio la costruzione della grande Basilica di Santa Maria Maddalena a Vézelay. Fu qui che nel 1146 l'abate cistercense Bernardo di Chiaravallle predicò la Seconda Crociata al re Luigi VII°, alla regina Eleonora, ai loro cavalieri e ad una congregazione di 100.000 persone. Nel redigere la Costituzione dell'Ordine dei Cavalieri Templari nel 1128, san Bernardo menzionò specificatamente il dovere di "obbedienza a Betania, il castello di Maria e Marta". E' quindi molto probabile che le grandi cattedrali di "Notre Dame" in Europa, tutte sorte per volere dei Cistercensi e dei Templari, fossero in realtà dedicate a Maria Maddalena.

 

Ma finalmente dall'attenta lettura sempre per opera di Iacopo da Varazze della famosa "Legenda Aurea", uno dei primi libri stampati a Westminster da William Caxton nel 1483, emerge la verità. Il libro è una raccolta di cronache ecclesiastiche che narrano dettagliatamente le vite di alcune figure di santi. Molto venerata, l'opera veniva letta in pubblico regolarmente (spesso tutti i giorni) nei monasteri e nelle chiese medievali dell'Europa continentale. Ma leggiamo insieme i brani [autentici dal testo] che raccontano la vita di Maria Maddalena: "Maria nacque da una famiglia nobilissima che discendeva dalla stirpe regale; il padre si chiamava Siro e la madre Eucaria. Insieme al fratello Lazzaro e alla sorella Marta possedeva Magdala, che si trova vicino a Genezareth, Betania, vicino a Gerusalemme e una gran parte di quest'ultima città. Quando i fratelli si divisero fra di loro tali beni, Maria ebbe in sorte Magadala, donde prende il nome di Maddalena, Lazzaro ebbe una parte di Gerusalemme e Marta Betania. Maddalena era dunque ricchissima, quanto ricca altrettanto bella e non rifiutava al proprio corpo alcun piacere tanto che era da tutti chiamata la peccatrice. Cristo in quel tempo stava predicando lì vicino, ed essa, per divina ispirazione, si recò nella casa di Simon lebbroso dove Cristo si era fermato; Ma non osando, la peccatrice, mostrarsi nel contesto dei giusti rimase in disparte; lavò, con le sue lacrime i piedi di Gesù, li asciugò con i capelli e accuratamente li unse con l'unguento prezioso. Pensava frattanto il fariseo Simeone: 'Come può permettere un profeta di essere toccato da una peccatrice?'. Ma il Signore ne riprovò l'orgogliosa giustizia rimettendo alla donna ogni peccato. Costei è infatti quella Maria Maddalena a cui il Signore accordò ogni favore ed ogni senso di benevolenza: scacciò dal suo corpo sette demoni, l'accolse nella sua amicizia, si degnò di essere suo ospite ed in ogni occasione le fu difensore".

Da un brano seguente: "quattordici anni dopo la passione del Signore, quando Stefano era stato già martirizzato e gli altri discepoli scacciati dalla Giudea, i seguaci di Cristo si separarono per le diverse regioni della Terra per diffondere la parola di Dio. Tra i settantadue discepoli c'era il beato Massimino a cui fu affidata da S.Pietro Maria Maddalena, Lazzaro, Marta, Marcella (la domestica di Marta) e il beato Celidoneo cieco dalla nascita e risanato da Cristo e molti altri cristiani furono posti dagli infedeli su di una nave e spinti in mare senza nocchiero perché vi perissero; ma per volere divino giunsero a Marsiglia dove non vi fu alcuno che li volesse ricevere nelle proprie case, cosicché dovettero ripararsi sotto il porticato di un tempio."

Nel lungo brano successivo Maria Maddalena dopo aver visto entrare la gente del posto in un tempio per sacrificare agli idoli, iniziò a predicare la parola di Cristo. In tanti rimasero ammirati dalla sua eloquenza fino a quando arrivò il principe dei quella provincia insieme alla moglie ad implorare dagli dei la grazia di Dio. Qualche giorno dopo Maria Maddalena apparve in sogno alla moglie del principe e le disse: 'Voi possedete molte ricchezze ma lasciate che i santi di Dio muoiano di freddo e di fame'. Dopo il terzo sogno la donna decisamente impaurita decise assieme al marito di seguire il consiglio di Maria. Il principe ospitò i cristiani e dette loro il necessario per vivere. Un giorno il principe le chiese: 'Credi di poter difendere la fede che vai predicando?' E quella: 'Sono pronta a difendere la fede ogni giorno rafforzata dalla testimonianza dei miracoli e della predicazione di Pietro, vescovo di Roma'. Disse allora il principe assieme alla moglie: 'Ecco noi siamo pronti a prestar fede alle tue parole se ci impetrerai un figlio da Dio che adori'. Allora la beata Maria Maddalena pregò Iddio per loro e la sua preghiera fu ascoltata perché la donna si trovò ben presto incinta. Allora il principe decise di recarsi da Pietro per sapere da lui se era vero quanto Maddalena aveva detto di Cristo. Nel viaggio però la donna partorì per morire subito dopo nel bel mezzo di una tempesta. Il principe riuscì a terminare il viaggio e arrivò a Roma dove rimase due anni, istruito nella fede da San Pietro. Al ritorno via mare giunse vicino al colle dove aveva deposto il corpo della moglie e lasciato il figlio nato, che nel frattempo fu mantenuto in vita dalla Maddalena. E rivolgendosi a lei il principe le chiese il miracolo di restituire la vita alla moglie. La donna si svegliò e disse: "grandi sono i tuoi meriti beata e gloriosa Maria che mi hai aiutato nel parto e dopo, in ogni mia necessità".

'Poco dopo il principe salì sulla nave con la moglie e il figlio per approdare a Marsiglia. Appena arrivati trovarono la Maddalena che predicava con gli altri apostoli. A quel punto le si avvicinarono ai piedi in lacrime, le raccontarono l'accaduto e ricevettero il sacro battesimo. Abbatterono poi tutti i templi dedicati agli idoli situati a Marsiglia ed eressero chiese al signore e Lazzaro divenne vescovo di quelle città. Dopo poco la Maddalena e gli altri discepoli si recarono ad Aix in Provence dove con molti miracoli convertirono il popolo alla fede di Cristo e il beato Massimino fu ordinato vescovo. Frattanto la beata Maddalena, desiderosa di dedicarsi alla contemplazione delle cose celesti si recò nel deserto e vi rimase per trent'anni.'

Verso la fine, Jacopo di Varagine racconta: 'Al tempo di Carlo Magno, nell'anno 745, Giravolo, Duca di Borgogna, non riuscendo ad avere figli, donava gran parte dei suoi averi ai poveri e costruiva chiese e monasteri. Quando ebbe costruito il monastero di Vezelay, l'abate di questo convento su richiesta del Duca, mandò un monaco con una scorta alla città di Aix en Provence, per vedere se poteva portare via i resti di Maria Maddalena. Quando giunse nella predetta città trovò che era stata distrutta dalle fondamenta dai pagani ma scoperse per caso un sepolcro su cui una lapide di marmo stava ad indicare che lì dentro vi era il corpo di Maria Maddalena. Quando scese la notte il monaco ruppe la lapide e prese le ossa.'

 

I lettori vanno informati che Jacopo da Varazze scrisse la 'Legenda Aurea' basandosi principalmente sui testi della 'Storia Ecclesiastica', della 'Storia Tripartita', 'La vita dei Santi Padri', 'I dialoghi di San Gregorio' e dei vangeli apocrifi. Nella Legenda sono così numerose le incongruenze cronologiche, storiche e geografiche. Nel caso della storia su Maria Maddalena è evidente che si tratti semplicemente di una parabola nella quale il cristianesimo vince su ogni avversità ed ostacolo e riesce a portare pace, giustizia e fratellanza in terre lontane. (La Francia) Dal punto di vista tecnico la prima perplessità emerge da un viaggio così lungo, dalla Palestina alla Francia, su una barca affollata di gente che per affrontare una distanza così lunga nel Mar Atlantico sarebbe dovuta essere grande, di ottimi materiali, quindi resistente e con un ottimo timoniere. Ma da quanto è stato scritto non c'erano piloti e gli infedeli, che si auguravano la morte dei cristiani di certo non si preoccuparono di farli viaggiare su una buona barca. Che si tratti di una favola si comprende dalle incongruenze del testo, dove Maddalena è prima in un luogo e dopo in un altro. Diversi autori hanno dunque costruito il 'fidanzamento' di Gesù e la Maddalena, e la storia dei loro figli in terra francese (da cui avranno poi origine i Merovingi) sul viaggio di Maddalena raccontato (da tutte le fonti) nelle modalità sopracitate. La 'Legenda Aurea', scritta dal 1255 al 1266, sarà divulgata attraverso i secoli e dalla quale diversi pittori prenderanno spunto per dipingere episodi del viaggio della Santa e di cui venne probabilmente a conoscenza anche Leonardo. Ma da qui tutto il resto è fantasia e utilizzo furbo della storia, quanto l'esistenza del Priorato di Sion, come si può leggere in questa pagina.

 

CONCLUSIONI

In nessun passo dei Vangeli è scritto che Maddalena fosse una 'prostituta', tutt'altro: dalle varie vite sulla santa scritte nei primi secoli dopo Cristo, sembra che Maddalena nacque in una famiglia importante, e suo padre Siro il 'Giairo' era il sacerdote che officiava nella grande sinagoga a Cafarnao. Un’informazione riportata da diversi autori nella quale si può supporre ci sia una mezza verità. Nata nel 3 d.C, sulla base di interpretazioni molto forzate sui vangeli apocrifi ma, nota importante, nessuno riporta notizie sul matrimonio, si sposerebbe con Gesù a 27 anni, nel 30 d.C. Nel 33 d.C nascerebbe (dalla lettura non di vangeli ma di fonti apocrife, romanzate) la figlia Tamar, nel 37 Gesù il Giovane. Entrambi non seguirono (e non si spiega il motivo) la madre nel viaggio che Maddalena avrebbe affrontato nel 44 d.C, per sfuggire alla persecuzione dei Romani, in cui ci sarebbero stati anche Marta, Marcella, l'apostolo Filippo, Maria Iacopa (moglie di Cleofa) e Maria Salomè (Elena). Il luogo dove sbarcarono in Provenza sarebbe Ratis, divenuto poi noto come Les Saintes Maries de la Mer. Maddalena quando partì sarebbe stata incinta di Giosuè, che sarebbe poi nato in territorio francese. Tra i testi medievali che riportano la notizia del viaggio 'La vita di Maria Maddalena', di Raban Maar (776-856), 'Sainte Marie Madelaine', del frate domenicano Père Lacordaire, 'La légende de Sainte Marie Madelaine', la 'Legenda Aurea' di Iacopo da Varazze o Varagine, arcivescovo di Genova (n.1228). Il culto più attivo della Maddalena s'insediò a Rennes-le-Chateau, nella regione della Linguadoca, dove la chiesa a suo nome fu consacrata nel 1059 e nel 1096. Su questo luogo di culto e sul radicamento nella zona della figura di Maddalena, nasce la speculazione nel 1900 su Rennes-le-Chateau e improbabili legami dinastici sostenuti da personaggi legati ad ambigui gruppi francesi esoterici a fine di notorietà e di lucro. Lo stesso luogo di sepoltura della donna non sarebbe nei dintorni di Rennes-le-Chateau ma, credendo per un attimo alla ‘Legenda Aurea’, basata su scritti dei primi secoli dopo Cristo, a Vezelay, in Borgogna, a sud di Auxerre, probabilmente nella Basilica di Santa Maria Maddalena. Gesù non avrebbe mai raggiunto Maria Maddalena in Francia per continuare a spostarsi in Medio Oriente fino alla sua morte per diffondere e instaurare un nuovo ordine. Su Giuseppe, il presunto figlio di Cristo nato in Francia, non si hanno documenti e cronache storico-religiose del tempo per poter affermare che da lui nacque la dinastia che sarebbe proseguita attraverso Aminadab e successivamente nei Merovingi. Come consuetudine medievale, gli avvenimenti storici nel tempo venivano plasmati nelle leggende, in tradizioni locali, in testi letterari, quelli che diffonderanno il ciclo del Graal, forma simbolica e allusiva per tramandare la presenza di Cristo nella storia.

 

L'ipotesi più credibile, e ad avvalorarla è la pubblicazione della Legenda Aurea in tempi sospetti, che durante la nascita dei movimenti eretici in Francia, come i Catari e i Templari, si cercherà in tutti i modi di scalfire il potere temporale della Chiesa Romana insinuando il dubbio sugli avvenimenti storici del Cristianesimo per instaurare un nuovo ordine religioso, filo-cristiano, indipendente da Roma. Un tentativo che in passato venne già portato avanti dai Merovingi, poi estinti nel 751 d.C. A tal proposito va detto che per la teoria dinastica la scelta dei Merovingi come discendenti di Gesù è stata la più facile in quanto fu l'unica dinastia che rifiutò l'incoronazione del Re da parte della Chiesa di Roma. Tutta la storia della dinastia di Gesù non è nient'altro che una clamorosa opera letteraria, ma con chiari interessi di parte, che gioca sul filo della storia attraverso interpretazioni evangeliche e sui famosi papiri ritrovati a Qumran

 

STIRPE BRITANNICA

L'ipotetica genealogia britannica iniziata con l'unione di Giacomo e di Anna e che porterebbe alla Casa Reale degli Stuart

 

Ipotetica discendenza arturiana secondaria

 

Anna=Giuseppe di Arimatea (San Giacomo)

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Anna=Bran il Beato

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Beli

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Avallaci

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Eugein

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Brithguein

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Dovun

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Onwed

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Anguerit

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Angouloyb

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Gru Dumn

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Dumn

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Guiocein

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Cein

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Tegid

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Patern Persut

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Octern

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Cunedda Wledig ca.420

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Einina Yrth ca.460

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Cadwallan Llaw Hir

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Maelgwin ca. 542

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Rhun ca 550

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Beli ca.580

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Iago ca.610

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Cadfan Gwynedd ca.620 = Acha, figlia del re Aele di Deira

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Cadwallon II° Re di Gwynedd, m.634 = Elena figlia di Wibba

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Cadwaladr il Beato Re di Gwynedd ,654

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Edwal Re di Gwynedd 664 ca

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Rhodri Molwynog Re di Gwynedd 754 ca

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Cinan Tindaethwy 754-816

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Gwynedd

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Esylth

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Merfyn Vrych, 825-844

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Rodri Mawr di Gwynedd 844-878

(Qui si estingue)

 

 

 

Ipotetica discendenza arturiana primaria

 

 

Anna= Giuseppe di Arimatea (S.Giacomo)

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Anna=Bran il Beato

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Panardun=Mario

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Coell I°

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Llleifer Mawr

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Gladys=Cadwan di Cumbria

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Coel II° di Colchester

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Cunedd ca. 300

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Cursalen

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Fer

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Confer di Strathclyde

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Gluim

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Cinhil

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Cynlop

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Ceretic Guletic

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Cinuit

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Dyfnwal Hen

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Ingenach=Brychan of Manau

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Lluan=Gabran di Scozia ca.548

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Aedan Mac Gabran=Ygerna del Acqs

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Artu m.603=Morgana d'Avallon

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Modred

La linea s'interrompe con la figlia di Modred. L'ipotetica discendenza non passa dunque da Artu ma da Fredemondo uno degli eredi di Faramondo e Argotta. Dall'altro figlio di questi, Clodione, si sviluppa la linea merovingia. (Vedi dinastia francese)

 

Discendenza Casa Reale Stewart di Scozia

 

Fredemondo

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Principe Nascine I°

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Celedoin

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Nascien II° di Septimania

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Galains

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Jonaans

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Lancelot

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Bors = Viviane II° del Acqs

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Bors

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Lionel

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Alain

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Froamido Conte di Bretagna

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Frodaldo Conte di Bretagna ca 795

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Froumundo m.850

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Flothario

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Adelrado

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Froubaldo m.923

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Alirado

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Froumundo ca.985

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Fretaldo ca.1008

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Donada=Finlaech Mormaer di Moray m.1057

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Macbeth

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Alan Steward 1050-1097 ca

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Emma ca 1070 = Walter Tahne di Lochaber

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Alan di Lochaber 1088-1153 ca =Adelina di Uswetry

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Walter Fitz Alan I° High Steward di Scozia m.1177 = Eschyne de Molle

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Alan Fitz Walter II° High Steward m.1204 = Eve di Crawford

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Walter Stewart II° High Steward =Beatrix di Angus

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Alexander Stewart IV° High Steward m.1283

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Sir James Stewart V° High Steward m.1309=Jill du Bourg di Ulster

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Sir Walter Stewart VI° High Steward m.1326 = Marjorie Bruce

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Re Roberto II° VIII° High Steward 1371-1390 = Elizabeth Mure di Rowallan

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Roberto III° John Stewart Conte di Carrick 1390-1406=Annabella Drummond

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Giacomo I° 1406-1437

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Giacomo II° 1437-1460 = Mary de Gueldres

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Giacomo III° 1460-1488 = Margaret di Danimarca

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Giacomo VI° 1488-1513 = Margaret Tudor figlia di Enrico VII°

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Giacomo V° 1513-1542 = Mary de Guise Lorraine

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Maria Stuart Regina di Scozia 1542-1567 = Henry Stewart, Lord Danley

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Giacomo di Scozia I° d'Inghilterra 1603-1625 = Anne di Danimarca e Norvegia

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Carlo I° Stuart di Gran Bretagna 1625-1649 = Enrichetta Maria

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Giacomo VII° di Scozia II° d'Inghilterra 1685-1688 = Maria Beatrice D'Este

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Giacomo Francesco Edoardo Stuart III° d'Inghilterra m.1766= Maria Clementina Sobieska

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Carlo Edoardo Luigi Filippo Casimiro Stuart m.1788 = Margherite O'Dea D'Audibert

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Principe Edoardo Giacomo Stuart Conte Stuarton m.1845 = Maria Emmanuela Pasquini di Vaglio

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Principe Enrico Edoardo Benedetto Stuart m.1869 = Agnes Beariz de Pescara Barberini-Colonna da Palestrina

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Principe Carlo Benedetto Giacomo Stuart m.1887 =Louise Jeanne Francois Dalvray de Valois

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Principe Giulio Antonio Enrico Stuart m.1941 = Maria Joanna Vandenbosch di Fiandra

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Giulio Giuseppe Giacomo Stewart di Annandale 1906-1985

 

E' indicata la linea principale ereditaria degli Stuart. Lungo questa genealogia (dai documenti genealogici della Royal House of Stewart) la discendenza merovingia passa attraverso Re Macbeth, Re di Scozia (1040-1057) ucciso da Malcolm, figlio di Duncan per far nascere intorno al 1150 la Casa Reale di Stewart. Tra i sovrani più famosi della dinastia, re Giacomo VI°, Mary Stuart, (in questo periodo si adotta il francesismo Stuart da Stewart) Carlo I°. La famiglia perde il trono di Gran Bretagna in modo definitivo nel 1688 con Giacomo VII°. I successivi eredi si sposarono con nobili di Case occidentali: polacche, italiane, francesi, belghe. La Casa Stewart sembra estinguersi con Giulio Giuseppe Giacomo Stewart di Annandale, morto nel 1985 che non lascia eredi maschi. Ma il giovane conte Micheal La Fosse (nato a Bruxelles nel 1958), figlio di Renee Julienne Stewart (n.1934, figlia di Giulio Giuseppe Giacomo) e di Gustave La Fosse (n.1935) conte de Blois, nel 1976 viene accolto in Scozia dove gli vengono conferiti i titoli reali di Principe Michele Giacomo Alessandro Stewart. Nel 1996 ha pubblicato il libro "Scozia, La monarchia perduta" nel tentativo di ricostituire la successione dinastica. Anche la linea genealogica degli Stewart si sviluppa sulla casa Merovingia, da Fredemondo, secondo figlio di Faramondo e Argotta. Non vi sono invece collegamenti diretti e attendibili dalla discendenza da Artu. Lo stesso matrimonio tra Anna e Bran il Beato, da cui discenderebbe Artu, sarebbe avvenuto tra Anna e un uomo ritenuto il primo a portare la cristianità nelle isole britanniche: un marito ideale da associare alla figura di origine cristiana di Anna. Si può quindi affermare che il "Sangreal" non ha origini dai tempi di Gesù ma dalla dinastia Merovingia, fondata da Meroveo nel 456 d.C.

 

STIRPE FRANCESE

La teoria sulla dinastia che porterebbe fino ai Merovingi e ai Conti di Razès

 

Nel 1982 uscì 'Holy Blood, Holy Graal', il libro di Micheal Baigent, Richard Leigh, Henry Lincoln, tre famosi giornalisti della Bbc, che realizzarono un dossier sui movimenti eretici medievali, sulla stirpe carolingia, sulla vita di Gesù e sui libri testamentari. I tre autori, credendo autentici alcuni documenti che gli vennero forniti, ricostruirono la suggestiva storia della prosecuzione dinastica di Gesù. Successivamente al 1982 sono usciti centinaia di libri, alcuni decisi a contestare decisamente la tesi della prosecuzione dinastica, altri invece a rafforzare le ricerche sulla vita di Cristo attraverso due generi: lo studio sui papiri di Qumran e sul Vangelo Apocrifo di Filippo, un filone più narrativo e suggestivo, in cui i temi e le implicazioni sono i Catari, i Templari, l'Ordre de Sion e Rennes-le-Chateau. Ma tutte queste pubblicazioni, ognuna che cerca di trovare una nuova teoria, non fanno che confondere, non ci indicano la direzione giusta. Attualmente la difficoltà è così il saper distinguere tra l'editoria esoterico-popolare, con le sue pubblicazioni sui Templari e su Rennes-le-Chateau e sui testi che riportano invece una ricostruzione storica. Molte teorie che sono state elaborate sulla successione messianica e sui movimenti medioevali sono chiaramente suggestive ma non verificabili. La storia e i libri testamentari ci aiutano invece a dare delle interpretazioni e delle certezze per ricostruire un quadro generale della 'Queste du Graal' e comprendere cosa c'è di vero.

Secondo la letteratura britannica accettata, l'attuale erede della Casa Reale di Stewart è il principe Albrecht di Baviera che avrebbe diritto ai titoli scozzesi in virtù delle ultime volontà testamentarie del fratello minore di Carlo Edoardo, il cardinale Enrico, duca di York. Questo testamento presumibilmente nominava Carlo Emanuele IV di Sardegna a successore degli Stuart. Attraverso vari matrimoni con discendenti femminili del fratello di Carlo Emanuele, Vittorio Emanuele I°, l'attuale Albrecht di Baviera è diventato l'erede comunemente citato, basandosi su una discendenza piuttosto tenue da Enrichetta, figlia di Carlo I°. Ma il fatto è che il testamento del cardinale Enrico Stuart non nominava Carlo Emanuele suo successore. Dal momento in cui l'Elettore di Hannover salì al trono come Giorgio I° di Gran Bretagna nel 1714, divenne politicamente conveniente sopprimere o nascondere una buona quantità d'informazioni su certe famiglie, valorizzando al tempo stesso il lignaggio di altre. La Casa di Stuart fu attaccata in modo particolare per giustificare la nuova linea di successione germanica. Carlo Edoardo Stuart sposò nel 1772 la principessa Luisa Massimiliana, figlia di Gustavo, principe di Stolberg-Guedern. Nel 1784, tuttavia, ottenne la dispensa papale per il divorzio in seguito alla relazione amorosa di Luisa con il poeta italiano Vittorio Alfieri. Gli archivi degli Stuart a Roma rivelano che nel novembre 1785 Carlo si risposò con la contessa De Massillan nella chiesa dei Santi A

postoli a Roma. Era Margherita Maria Teresa O'Dea d'Audibert de Lussan: cugina per discendenza del prozio di Carlo, il re Carlo II°. Nel novembre 1786, a trentasette anni, la contessa diede alla luce un figlio, Edoardo Giacomo Stuart, che divenne noto come il conte Stuarton. Sebbene non fosse un segreto in Europa, la notizia della nascita del legittimo figlio ed erede di Carlo Edoardo venne immediatamente soppressa dal governo degli Hannover a Westminster (Londra). Nel 1784 Carlo Edoardo aveva fatto testamento nominando suo erede il proprio fratello, cardinale Enrico, duca di York. Carlotta di Albany (1754), nata dall'unione di Carlo nella relazione con Clementina Walkinshaw, sarebbe dovuta essere la sola beneficiaria del patrimonio. Ma il testamento del padre venne annullato da un altro fatto redigere prima della sua morte. Al fine di consolidare la posizione del nuovo re, Giorgio III°, il parlamento georgiano nascose l'esistenza del testamento originario e pose fine al problema della popolarità degli Stuart in Gran Bretagna dichiarando estinto il ramo scozzese, che aveva tra l'altro contribuito alla scissione degli Stati Uniti durante la Guerra d'Indipendenza. Molti scozzesi esiliarono in Nord America. Qui si voleva creare un'alternativa alla monarchia e alla dittatura: un sistema repubblicano per liberare soprattutto la nazione inglese dal dispotismo della Casa di Hannover che regnava in Gran Bretagna. L'idea era un sistema repubblicano fondato sul principio della fratellanza, tuttavia una società ideale aclassista non può esistere in un ambiente, come quello inglese, che promuoveva l'ostentazione di eminenza e superiorità in base alla ricchezza e al possesso. In massima parte, i responsabili della Costituzione degli Stati Uniti e della sua ispirazione morale erano rosacrociani e framassoni: personaggi illustri come George Washington, Benjamin Franklin, Thomas Jefferson, John Adams e Charles Thompson. Quest'ultimo, che disegnò il Gran Sigillo degli Stati Uniti d'America, era appartenente all'"American Philosophical Society" di Franklin, l'equivalente del "Collegio Invisibile" della Gran Bretagna. Le figurazioni del sigillo sono direttamente legate alla tradizione alchimistica: l'aquila, il ramo di olivo, le frecce e i pentagrammi sono tutti simboli segreti di contrari: il bene e il male, maschi e femmina, guerra e pace, buio e luce. Sul verso (ripetuto sulla banconota americana) è raffigurata la piramide tronca, indicante la perdita dell'Antica Sapienza, recisa e costretta alla clandestinità. Ma sopra di essa vi sono i raggi di luce dell'eterna speranza, che avvolgono l'"occhio onniveggente", usato come simbolo durante la Rivoluzione Francese. La Costituzione Americana traccia un cammino ideale verso una forma di democrazia dove il governo del popolo è per il popolo, ignorando le distinzioni di classe, dove i ministri del Governo venissero eletti con la maggioranza dei voti popolari, ma che loro azioni fossero contenute entro i limiti della Costituzione. Poiché la Costituzione appartiene al popolo, il suo difensore (secondo l'idea di Gorge Washington) dovrebbe essere un monarca legato da un impegno verso il popolo e non verso la politica o la religione. Attraverso il naturale sistema ereditario (essere nato ed educato per quel compito), ogni successore assicurerebbe coerenza e una "ininterrotta continuità" di rappresentanza attraverso i successivi governi. A questo riguardo tanto i monarchi quanto i ministri sarebbero i servitori della Costituzione per conto della Comunità del Regno. Tale concetto di governo morale sta proprio al centro del Codice del Graal e rientra nelle possibilità di ogni Stato nazionale civilizzato, dove nessun ministro può pretendere di diffondere onestamente un ideale di uguaglianza nella società quando lo stesso possieda qualche forma di predominio nella società in cui opera. Il precetto del Sangreal va quindi inteso nella capacità di saper vivere per gli altri senza sentirsi umiliati: è l'educazione dell'uguaglianza e del servizio principesco, un eterno precetto che può creare maggiore armonia e unità

 

CONCLUSIONI


Nel 1700 durante il regno della Casa di Hannover, in Gran Bretagna viene dichiarata estinta la dinastia degli Stuart, che rivendica con Carlotta di Albany la successione dei beni del re precedente, Carlo Edoardo. Esclusa dalla politica, La Casa di Stuart continuerà a diffondere le proprie idee e a perseguire i suoi scopi umanitari, affiancandosi a movimenti democratici e nobiliari, come l'unione dei principi nata in Europa nel 1408 fondata sugli insegnamenti rosacrociani, già presenti all'epoca di Cristo. Nel periodo della corona di Giorgio III°, molti scozzesi, nobili, uomini di politica, commercianti, esiliarono negli Stati Uniti, nel tentativo di creare una Repubblica democratica, contribuendo alla Guerra d'Indipendenza e all'autonomia dal Regno Unito. Nella Costituzione Statunitense si ritrovano i principi base della rivoluzione francese. A realizzarla uomini che aderirono ai movimenti massonici rosacrociani. Lo stesso Sigillo della nazione statunitense riporta una simbologia chiaramente legata al mondo alchemico. La rivoluzione industriale e la mentalità del liberismo economico hanno contribuito tuttavia a ridimensionare la forza di una coscienza politica orientata verso un'educazione umanitaria. Rimane comunque il lavoro di diffusione di precetti etici da parte di istituzioni che operano senza esporsi vistosamente. Nel 1800 la fine delle monarchie ha lasciato re, principesse ed eredi al trono senza regno. Alcuni di questi hanno tentato e tentano tutt'ora di farsi riconoscere legittimi successori anche attraverso distorsioni genealogiche e falsi documenti ufficiali. Altri, ispirati realmente dal precetto del servizio principesco, contribuiscono al miglioramento sociale attraverso associazioni filantropiche e iniziative di beneficenza. All'inizio del 2000 all'interno del mondo occidentale convivono così due governi complessi: uno ufficiale, che opera tenendo conto del bilancio economico della nazione, uno sconosciuto a tanti, che opera per lo sviluppo di un'educazione etica, "principesca", e del pieno utilizzo delle forze dell'intelletto, della ragione, del bene. Un insegnamento che può permettere a tutti noi di sviluppare una coscienza "sana e critica", capace di distinguere, di diffondere il "graal", orientando le forze verso qualcosa di costruttivo e migliorativo, per se stessi e per la società in cui viviamo.

 

RENNES LE CHATEAU

Attorno a questo piccolo villaggio sui Pirenei francesi confinanti con la Spagna negli ultimi trent'anni è nato uno dei casi più suggestivi e contradditori della storia contemporanea. A contribuire alla nascita del 'fenomeno Rennes Le Chateau' i francesi Pierre Plantard e Noel Corbu. I tre giornalisti inglesi della Bbc Michael Baigent, Richard Leigh e Henry Lincoln, si incaricheranno di elaborare ulteriormente le loro idee, trasformandole involontariamente in una vera industria editoriale, avviata con la pubblicazione, nel 1982, di "Holy Blood, Holy Graal".

 

 

 

PRIORATO DI SION

La controversia maggiore sulla 'Queste du Graal' riguarda il Priorato di Sion, venuto alla ribalta nel 1982 attraverso il dossier realizzato da Baigent, Leigh e Lincoln per conto della Bbc. Alcuni anni dopo l'uscita del libro venne annunciato che i documenti sul Priorato sul quale i tre autori inglesi avevano compiuto le indagini erano dei falsi costruiti ad arte nel 1900. Documenti del Priorato che vennero fatti diffondere da Pierre Plantard, il personaggio su cui si innescano una serie di coincidenze. Continua

 

 

STUART

Nel 1700 durante il regno della Casa di Hannover, in Gran Bretagna viene dichiarata estinta la dinastia degli Stuart, (che si ritiene discendente del Sangue Reale di Gesù) che rivendica con Carlotta di Albany la successione dei beni del re precedente, Carlo Edoardo. Esclusa dalla politica, La Casa di Stuart continuerà a diffondere le proprie idee e a perseguire i suoi scopi, affiancandosi a movimenti culturali nati all'interno delle nazioni occidentali.

 

I CATARI

Come l'Ordine dei Templari, i Catari non volevano assolutamente credere alla tesi che Gesù fosse morto sulla croce.

A ovest nord-ovest di Marsiglia, sul Golfo del Leone, si stende l'antica provincia della Linguadoca i cui abitanti, nel 1208, vennero ammoniti da papa Innocenzo III° per la loro condotta poco cristiana. L'anno successivo, un esercito papale di 30.000 soldati al comando di Simone di Montfort calò sulla regione. Portavano ingannevolmente sul petto la croce rossa dei Crociati in Terra Santa, ma il loro scopo era ben diverso. In realtà erano stati mandati a sterminare la setta ascetica dei catari (i Puri), che risiedevano il Linguadoca e che, secondo il Papa e Filippo II° di Francia, erano eretici. Il massacro, durato 35 anni, costò decine di migliaia di vite umane e culminò con l'orrendo eccidio al seminario di Montségur, dove oltre 200 ostaggi furono bruciati sul rogo nel 1244. In termini religiosi la dottrina dei catari era essenzialmente gnostica: erano persone dotate di grande spiritualità e credevano che lo spirito fosse puro, ma che la materia fisica fosse contaminata. Sebbene le loro convinzioni fossero poco ortodosse, il timore del papa in realtà era causato da qualcosa di molto più minaccioso. Si diceva che i catari fossero i custodi di un grande e sacro tesoro, associato ad un'antica e fantastica conoscenza. La regione della Linguadoca corrispondeva sostanzialmente a quello che era stato il regno ebraico di Septimania nell'VIII° secolo, sotto il merovingio Guglielmo de Gellone. Tutta la zona della Linguadoca e della Provenza era impregnata delle antiche tradizioni di Lazzaro (Simone Zelota) e di Maria Maddalena e gli abitanti consideravano Maria la "Madre del Graal" del vero cristianesimo occidentale. Ai pari dei Templari, i catari erano apertamente tolleranti verso la cultura ebraica e musulmana e sostenevano anche l'uguaglianza dei sessi. Nondimeno, furono condannati e brutalmente soppressi dall'Inquisizione cattolica (istituita ufficialmente nel 1233) e accusati di ogni sorta di empietà. Contrariamente alle accuse, i testimoni chiamati a deporre parlavano soltanto della "Chiesa dell'Amore" dei catari e della loro tenace devozione a Gesù. Credevano in Dio e nello Spirito Santo e gestivano una società modello con il proprio sistema assistenziale di scuole e ospedali. I catari non erano eretici, ma semplicemente anticonformisti; predicavano senza autorizzazione e non avevano bisogno di preti, né delle chiese riccamente decorate dei loro vicini cattolici. San Bernardo aveva detto: "Nessun sermone è più cristiano dei loro e la loro morale è pura". Tuttavia l'esercito papale venne, sotto le mentite spoglie di una santa missione, a estirpare la loro comunità dalla regione. L'editto di annientamento si riferiva non soltanto ai catari stessi, ma a tutti i loro sostenitori, che comprendevano quasi tutti gli abitanti della Linguadoca. Per dare maggiore peso alla Santa Inquisizione, i cittadini della regione furono accusati da monaci domenicani di dedicarsi a pratiche sessuali contro natura. Questa accusa ha portato successivamente a ogni tipo di congetture sulla natura di tali perversioni ma di fatto gli abitanti catari della Linguadoca praticavano semplicemente il controllo delle nascite. Come livello di apprendimento e di educazione, i catari erano tra i più colti nell'Europa di quel periodo, permettendo uguale accesso all'istruzione ai ragazzi e alle ragazze. Di tutti i culti religiosi nati in epoca medievale, il catarismo era il meno minaccioso, ma la tradizione sviluppata in Provenza, già dal I° secolo, sulla storia dei discendenti di Gesù alla Chiesa romana non piaceva. Al pari dei Templari i catari non volevano assolutamente sostenere la tesi che Gesù fosse morto sulla croce. Si riteneva così che possedessero sufficienti informazioni attendibili per smentire clamorosamente la storia della crocifissione. C'era soltanto una soluzione per un regime disperato che aveva paura di perdere credibilità. Dalla Chiesa di Roma fu impartito un

ordine: "Uccideteli tutti".


CONCLUSIONI
Tutta la zona della Linguadoca e della Provenza in cui si sviluppò il movimento cataro era impregnata delle antiche tradizioni di Lazzaro (Simone Zelota) e di Maria Maddalena e gli abitanti consideravano Maria la "Madre del Graal" del vero cristianesimo occidentale. Ai pari dei Templari, i catari erano apertamente tolleranti verso la cultura ebraica e musulmana e sostenevano anche l'uguaglianza dei sessi. Di tutti i culti religiosi nati in epoca medievale, il catarismo era il meno minaccioso, ma la tradizione sviluppata in Provenza, già dal I° secolo, sulla storia dei discendenti di Gesù alla Chiesa romana non piaceva. Al pari dei Templari i catari non volevano assolutamente sostenere la tesi che Gesù fosse morto sulla croce. Si riteneva così che possedessero sufficienti informazioni attendibili per smentire clamorosamente la storia della crocifissione. I Catari furono condannati e brutalmente soppressi dall'Inquisizione cattolica (istituita ufficialmente nel 1233) e accusati di ogni sorta di empietà. Il massacro, durato 35 anni, costò decine di migliaia di vite umane e culminò con l'orrendo eccidio al seminario di Montségur, dove oltre 200 ostaggi furono bruciati sul rogo nel 1244.


 

 

I TEMPLARI

Il 13 ottobre 1307 i Templari furono arrestati in tutta la Francia. Sembra che le loro ricchezze vennero caricate su una flotta di diciotto galere. La maggior parte delle navi fece vela per la Scozia.

Nel 1099 la Prima Crociata riconquistò Gerusalemme. Il suo maggiore ispiratore fu Pietro l'Eremita, che guidò una sfortunata crociata di uomini, donne e bambini di umili condizione attraverso l'Europa per riconquistare la Terra Santa. La maggioranza di loro non arrivò mai a destinazione; migliaia vennero massacrati lungo la strada da banditi e soldati sbandati dell'esercito bizantino. Sulla scia della sfortunata impresa dell'Eremita, papa Urbano II° radunò un formidabile esercito, guidato dai migliori cavalieri d'Europa. Erano coordinati da Adhémar, vescovo di Le Puy, e alla testa delle truppe c'era Roberto, duca di Normandia, insieme con Stefano, conte di Blois, e Ugo, conte di Vermandois. Il contingente fiammingo era condotto da Roberto, conte di Fiandra, e comprendeva Eustachio, conte di Boulogne, con i suoi fratelli Goffredo di Buglione e Baldovino. Il Sud della Francia era invece rappresentato da Raimondo de S.Gilles, conte di Tolosa. A quel tempo Goffredo di Buglione era duca della Bassa Lorena. Aveva ereditato il titolo tramite la madre, Sant'Ida, che aveva fatto ricostruire la grande cattedrale di Boulogne. Da Ida Goffredo aveva ricevuto il castello e le terre di Buglione, ma ipotecò tutta la sua eredità a favore del Vescovo di Liegi per finanziare la sua campagna in Terra Santa. Quando la Prima Crociata prese il via, Goffredo era diventato il suo comandante supremo e dopo la vittoria finale nel 1099, fu proclamato re di Gerusalemme. Di fatto preferì non usare il titolo di re e assunse invece l'appellativo di "Guardiano del Santo Sepolcro". Durante questo periodo nacquero vari ordino cavallereschi, fra cui "L'Ordre de Sion" fondato da Goffredo di Buglione nel 1099. Altri ordini erano i Cavalieri Protettori del Santo Sepolcro e i Cavalieri Templari. Goffredo morì nel 1100, poco dopo il suo trionfo a Gerusalemme, e gli succedette il fratello minore, Baldovino di Boulogne. Dopo 18 anni, a Baldovino succedete (nel 1118) suo cugino, Baldovino II° du Bourg. Secondo le cronache ortodosse, i Cavalieri Templari furono istituiti in quell'anno come "I Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di Salomone". Si diceva che erano stati fondati da un gruppo di nove cavalieri francesi, che avevano fatto voto di povertà, castità e obbedienza e avevano giurato di proteggere la Terra Santa. Lo storico franco Guillaume de Tyre scrisse in piena epoca delle crociate (intorno al 1180) che la funzione dei Templari era quella di presidiare le strade percorse dai pellegrini. Ma data l'enormità di un simile compito, è inconcepibile che nove uomini vi riuscissero senza arruolare nuove reclute fino al loro ritorno in Europa nel 1128. In realtà l'Ordine era qualcosa di molto più complesso di quanto appaia dalla cronaca di Guillaume. I Cavalieri esistevano già da qualche anno prima della loro presunta fondazione di Ugo di Payns e la loro funzione non era certamente quella di pattugliare le strade. I Cavalieri Templari erano i diplomatici di punta del re francese in un ambiente musulmano e come tali si sforzavano di ricostruire i rapporti dopo le atrocità commesse da crociati indisciplinati contro gli inermi sudditi del Sultano. Il vescovo di Chartre scrisse di loro fin dal 1114, chiamandoli "Milice du Christi" (Soldati di Cristo). A quell'epoca i Cavalieri erano già insediati nel palazzo di Baldovino, che era situato all'interno di una moschea sul luogo dove in passato sorgeva il tempio di Re Salomone. Ugo di Payns, il primo Gran Maestro dei Templari, era cugino e vassallo del conte di Champagne. Il suo comandante in seconda era il cavaliere fiammingo Goffredo Saint Omer e un'altra recluta era Andrea de Montbard, parente del conte di Borgogna. I Cavalieri erano evidentemente tutt'altro che poveri e non risulta che questi illustri nobiluomini pattugliassero le strade infestate. Guillaume de Tyre omise quindi, volontariamente o non, la verità sul ruolo dell'Ordine. La tradizione vuole, come testimoniano le decine di libri che continuano ad essere pubblicati, ognuno con la sua teoria, che il compito dell'Ordine era quello di trovare e aprire il magazzino (la stalla di Re Salomone) collocato sotto il luogo dove sorgeva il Tempio di Gerusalemme che avrebbe dovuto contenere l'Arca dell'Alleanza, che a sua volta racchiudeva il più prezioso di tutti i tesori: le tavole della Testimonianza. Nel 1127 l'ipotetica ricerca dei Templari era terminata con successo, con il ritrovamento ulteriore di una grande quantità di lingotto d'oro. Nel 1956, all'Università di Manchester è venuta alla luce una prova dell'esistenza del tesoro di Gerusalemme, grazie alla completa decifrazione del "Rotolo di Rame" di Qumran, che ha rivelato come un tesoro inestimabile fosse stato sepolto sotto il Tempio. Alla luce dello strepitoso successo dei Templari, Ugo di Payns fu chiamato da san Bernardo a partecipare all'imminente concilio di Troyes, al quale partecipò realmente, tesoro o meno. Il Concilio di Troyes si svolse come previsto nel 1128 e in quell'occasione san Bernardo divenne il patrono e protettore ufficiale dei Cavalieri Templari. In quell'anno ai Templari venne conferito uno status internazionale come Ordine Sovrano e il loro quartier generale a Gerusalemme divenne la sede del governo della capitale. La Chiesa riconobbe i Cavalieri come ordine religioso e Ugo di Payns divenne il primo Gran Maestro. In segno di particolare distinzione, i Templari vennero classificati come Monaci-Guerrieri col diritto di indossare i bianchi mantelli della purezza e con l'obbligo di farsi crescere la barba per distinguersi dalle confraternite minori. Nel 1146, i Templari ottennero dal papa cistercense Eugenio III° il permesso di fregiarsi della famosa croce di sangue convenutale. Dopo il Concilio di Troyes, l'ascesa dei Templari alla ribalta internazionale fu notevolmente rapida. Appena undici anni dopo, nel 1139, papa Innocenzo (un altro cistercense) esentò i Cavalieri da ogni obbligo verso qualsiasi autorità internazionale tranne la sua. Indipendentemente da re, cardinali o governi, l'unico superiore dell'Ordine era il papa. Prima ancora, però, ai Cavalieri furono assegnati vasti territori e cospicue proprietà in molti paesi che andavano dalla Gran Bretagna alla Palestina. Nel 1306 l'Ordine di Gerusalemme era ormai così potente che Filippo IV° di Francia lo guardava con trepidazione: doveva molti soldi ai Cavalieri ma era praticamente alla bancarotta ma temeva soprattutto il loro potere politico. Con l'appoggio del papa, re Filippo perseguitò i Templari in Francia e riuscì a eliminare l'Ordine in altri paesi. I Cavalieri furono arrestati in Inghilterra, ma nord del confine scozzese le Bolle Papali rimasero lettera morta. Questo perché Robert de Bruce e l'intera nazione scozzese erano stati scomunicati per aver preso le armi contro il genero di Filippo, re Edoardo II° d'Inghilterra. Fino al 1306 i Cavalieri avevano sempre operato senza interferenze papali, ma Filippo riuscì a cambiare la situazione. A seguito di un editto del Vaticano che gli proibiva di tassare il clero, il re francese organizzò la cattura e l'assassinio di papa Bonifacio VIII. Anche il suo successore, Benedetto XI, morì in circostanze molto misteriose poco tempo dopo e fu rimpiazzato nel 1305 dal candidato di Filippo, Bertrand de Goth, arcivescovo di Bordeaux, che divenne puntualmente papa Clemente V°. Con il nuovo papa sotto suo controllo per via dei debito contratti con lui, Filippo compilò il suo elenco di accuse a carico dei Cavalieri Templari. La più facile da muovere contro di loro era l'accusa di eresia giacché era assodato che i Cavalieri non accettavano la tesi ortodossa sulla Crocifissione e non volevano portare la croce latina verticale. Venerdì 13 ottobre 1307, i mercenari assoldati da Filippo attaccarono e i Templari furono arrestati in tutta la Francia. I Cavalieri furono imprigionati, interrogati, torturati e bruciati. Testimoni pagati furono chiamati a deporre contro l'Ordine e vennero così ottenute dichiarazioni veramente bizzarre. Malgrado tutto il re non raggiunse il suo scopo primario, in quanto non riuscì a mettere le mani sul tesoro dei Templari. I suoi uomini avevano setacciato gran parte della regione della Champagne e la Linguadoca, ma il tesoro era rimasto ben nascosto nei sotterranei della Tesoreria a Parigi. A quell'epoca il Gran Maestro dell'Ordine era Jacques de Molay, che dette disposizione affinché le loro ricchezze fossero caricate su una flotta di diciotto galere pronte a salpare da La Rochelle. La maggior parte delle navi fece vela per la Scozia, ma Filippo lo ignorava e negoziò con altri sovrani perché perseguitassero i templari fuori dalla Francia. Successivamente Filippo costrinse papa Clemente a mettere fuori legge l'Ordine e due anni dopo, nel 1309, Jacques de Molay fu arso sul rogo. Molti Templari furono arrestati in Inghilterra ma le cose andarono diversamente in Scozia, dove la Bolla Papale fu ignorata. Molto tempo prima, nel 1128, Ugo di Payns aveva incontrato per la prima volta il re Davide I° di Scozia poco dopo il Concilio di Troyes. Re Davide concesse a Ugo e ai suoi Cavalieri le terre di Ballantradoch, vicino al Firth of Forth (l'odierno villaggio di Temple) ed essi stabilirono la loro sede principale sul South Esk. L'Ordine fu quindi sostenuto e incoraggiato dai successivi re, in particolare da Guglielmo il Leone. Vasti appezzamenti di terreno furono ceduti ai Cavalieri, specialmente intorno ai Lothian e ad Aberdeen, e i Templari presero possesso di varie proprietà anche nell'Ayr e nella Scozia occidentale. Dal tempo di Robert de Bruce, ogni successivo erede Bruce e Stewart è stato un Cavaliere Templare fin dalla nascita e, in virtù di questo, la stirpe reale scozzese comprendeva non soltanto re sacerdoti, ma re-sacerdoti-cavalieri.

 

 

CONCLUSIONI

Con la ripresa di Gerusalemme dagli Arabi, nel 1099, nascono diversi ordini, sia per la difesa della città, che di carattere religioso. L'"Ordine dei Templari" aveva entrambi gli scopi. Composto da uomini di rango medio-alto, i Cavalieri Templari erano i diplomatici di punta del re francese in un ambiente musulmano e come tali si sforzavano di ricostruire i rapporti dopo le atrocità commesse da crociati indisciplinati contro gli inermi sudditi del Sultano. Ugo di Payns, il primo Gran Maestro dei Templari, era cugino e vassallo del conte di Champagne. Il suo comandante in seconda era il cavaliere fiammingo Goffredo Saint Omer e un'altra recluta era Andrea de Montbard, parente del conte di Borgogna. La tradizione vuole che il compito dell'Ordine era quello di trovare e aprire il magazzino (la stalla di Re Salomone) collocato sotto il luogo dove sorgeva il Tempio di Gerusalemme che avrebbe dovuto contenere l'Arca dell'Alleanza, che a sua volta racchiudeva il più prezioso di tutti i tesori: le tavole della Testimonianza. Nel 1127 l'ipotetica ricerca dei Templari era terminata con successo, con il ritrovamento ulteriore di una grande quantità di lingotto d'oro. Alla luce dello strepitoso successo dei Templari, Ugo di Payns fu chiamato da san Bernardo a partecipare all'imminente concilio di Troyes, al quale partecipò realmente, tesoro o meno. Il Concilio di Troyes si svolse come previsto nel 1128 e in quell'occasione san Bernardo divenne il patrono e protettore ufficiale dei Cavalieri Templari. In quell'anno ai Templari venne conferito uno status internazionale come Ordine sovrano e il loro quartier generale a Gerusalemme divenne la sede del governo della capitale. La Chiesa riconobbe i Cavalieri come ordine religioso e Ugo di Payns divenne il primo Gran Maestro. In segno di particolare distinzione, i Templari vennero classificati come Monaci-Guerrieri col diritto di indossare i bianchi mantelli della purezza e con l'obbligo di farsi crescere la barba per distinguersi dalle confraternite minori. Nel 1146, i Templari ottennero dal papa cistercense Eugenio III° il permesso di fregiarsi della famosa croce di sangue conventuale. Nel 1306 l'Ordine di Gerusalemme era ormai così potente che Filippo IV° di Francia lo guardava con trepidazione: doveva molti soldi ai Cavalieri ma era praticamente alla bancarotta ma temeva soprattutto il loro potere politico. Con l'appoggio del papa, re Filippo perseguitò i Templari in Francia e riuscì a eliminare l'Ordine in altri paesi. Venerdì 13 ottobre 1307, i mercenari assoldati da Filippo attaccarono e i Templari furono arrestati in tutta la Francia. I Cavalieri furono imprigionati, interrogati, torturati e bruciati. A quell'epoca il Gran Maestro dell'Ordine era Jacques de Molay, che dette disposizione affinché le loro ricchezze fossero caricate su una flotta di diciotto galere pronte a salpare da La Rochelle. La maggior parte delle navi fece vela per la Scozia.

 

SINCLAIR

Le idee dei Templari trovano la loro diffusione in Scozia grazie al contributo dei St.Clair. Il legame in Scozia fra i Templari e i St.Clair è evidente nella cappella di Roslin, vicino a Edimburgo.

 Molte delle famiglie scozzesi sono di origine fiamminga. I loro antenati vennero attivamente incoraggiati ad emigrare in Scozia nel XII e XIII secolo, durante i regni di Davide I°, Malcolm IV° e Guglielmo il Leone. In quel periodo fu attuata una ben precisa politica d'insediamento perché i fiamminghi erano molto esperti nel campo del commercio, dell'agricoltura e dello sviluppo urbano. Ciò che accadde allora era del tutto diverso dall'indesiderata invasione normanna dell'Inghilterra. Famiglie come i Balliol, i Bruce, i Comyn, i Douglas, i Fleming, i Graham, gli Hay, i Lindsay e molte altre hanno tutte le loro origine araldiche nelle Fiandre. C'erano pochi normanni importanti nella Scozia medievale ma una famiglia normanna che occupò una posizione di grande prestigio dall'XI° secolo in poi fu quella di St.Clair. Henry de St.Clair aveva partecipato alla crociata con Goffredo di Buglione. Oltre due secoli dopo il suo discendente e omonimo Henry de St.Clair era uno dei comandanti dei Cavalieri templari alla battaglia di Bannockburn. I St.Clair (che infine divennero Sinclair, conti di Caithness) erano di duplice discendenza vichinga attraverso i duchi di Normandia e gli Jarls (Conti) di Orkney. A seguito dell'Inquisizione dei Templari e il loro insediamento in Scozia, i St.Clair furono inviati come ambasciatori in Inghilterra e in Francia. Henri de St.Clair faceva parte del Consiglio Privato del re inglese, sua sorella Richilde sposò un componente della famiglia de Chaumont, che erano parenti di Ugo de Payns, il primo Gran Maestro dei Templari. Il legame fra i Templari e i St.Clair è particolarmente evidente a Roslin, a sud di Edimburgo, vicino all'antico centro di Balantradoch. Qui, nel villaggio di Roslin, sorge la quattrocentesca Roslyn Chapel. A prima vista somiglia a una cattedrale gotica in miniatura, con le sue finestre ad arco acuto e i contrafforti tesi verso il cielo e sormontati da elaborati pinnacoli. Tuttavia un esame più accurato rivela che si tratta in realtà di uno strano miscuglio di tre stili: nordico, celtico e gotico. I St.Clair vennero nominati baroni di Roslin da Malcolm II° Canmore nel 1057, e nel secolo successivo costruirono il loro castello nelle vicinanze. Da quando Roslin divenne proprietà dei St.Clair, vi furono sepolti illustri membri della famiglia. Durante tutti i loro primi anni, i St.Clair baroni di Roslin fecero parte della più alta nobiltà scozzese e furono tra i più stretti alleati del re. Dopo la morte di Robert de Bruce nel 1329, un successivo Sir William de St.Clair. vescovo di Dunkeld, si mise in viaggio con il cuore di Bruce in uno scrigno d'argento insieme ad altri tre compagni per seppellire lo scrigno a Gerusalemme. Ma vennero trucidati quando arrivarono in Andalusia dalla cavalleria araba. Si dice comunque che lo scrigno fu restituito per essere sepolto in Scozia, nella Melrose Abbey. A fondare la cappella di Rosslyn, nel 1446, sarà William Sinclair, conte di Caithness. I St.Clair (che avevano cambiato nome in Sinclair verso la fine del 1300) erano ormai considerati i guardiani del re di Scozia, il presunto portatore del sangue dinastico. All'interno della cappella (10,7 metri x 21 , altezza 13,4 metri) molte centinaia di sculture in pietra adorano le pareti e i soffitti. In una delle immagini viene riportato il simbolo femminile "V", che rappresenta il "Calice" della vita, ed il suo corrispondente maschile, una V rovesciata, simboleggia alla "Lama" della virilità. Quando vengono sovrapposti l'uno all'altro formano una "X" ed indicano l'Unità, mentre la dentellatura o la sequenza merlettata indicano la Generazione. A Rosslyn e altrove in Scozia, le sculture murarie e le tombe dei Cavalieri Templari portano questo duplice emblema. E' raffigurato come un calice a gambo lungo, con la coppa rivolta in avanti. In essa la Rosacroce significa che il "vas-uterus" dovrebbe contenere simbolicamente il sangue di Gesù.

 

 

CONCLUSIONI

Le idee del movimento templare trovano la loro diffusione in Scozia grazie anche al contributo dei St.Clair, inizialmente con Henri de St.Clair che aveva partecipato alla prima crociata con Goffredo di Buglione. Il legame fra i Templari e i St.Clair è particolarmente evidente a Roslin, a sud di Edimburgo, vicino all'antico centro di Balantradoch. Qui, nel villaggio di Roslin, sorge la quattrocentesca Roslyn Chapel. All'interno della cappella molte centinaia di sculture in pietra adorano le pareti e i soffitti. In una delle immagini viene riportato il simbolo dell'Unità e della Generazione. A Rosslyn e altrove in Scozia, le sculture murarie e le tombe dei Cavalieri Templari portano questo duplice emblema.